Coronavirus, Cauda (Gemelli): «L'estate non ferma i contagi. Sbagliato pensare che ne siamo fuori»
di Lorena Loiacono
«I dati ci dicono che oggi abbiamo 384 casi in più, su questi numeri pesano molto i focolai. Ad esempio quello di Mantova che sembra essere piuttosto consistente».
L’estate avrebbe dovuto fermare il virus, non sta accadendo?
«No, i modelli matematici a marzo prevedevano un importante calo dei contagi per il periodo estivo. Non legato al caldo ma a diversi fattori. Non è così».
Mamma chiede il distanziamento in spiaggia per il figlio trapiantato, aggredita da 2 turiste: «Il Covid non esiste»
Coronavirus, bollettino: quasi 400 casi e 10 morti. Tornano a salire i contagi in Lombardia
Perché?
«Dopo il picco dei contagi registrato intorno al 22-23 marzo, è iniziata la discesa e con l’estate sarebbe dovuto arrivare il calo ma questi modelli matematici non potevano fare i conti con i casi di importazione e il mancato rispetto delle norme di prevenzione. E così quella diminuzione così forte non c’è stata: addirittura si pensava che le Regioni arrivassero al contagio zero con l’estate».
Invece in che fase siamo?
«Direi ancora stazionaria, se vediamo i numeri dei cosiddetti “attualmente positivi” al tampone, con o senza sintomi, ci accorgiamo che oscillano da settimane attorno a 12mila. Tanti entrano e tanti escono».
Siamo lontani dai contagi zero, quindi?
«Sì, certo. Non sta andando come ci aspettavamo inizialmente. Possiamo constatare che questa curva è stabile ma resta però quello zoccolo duro che non si riesce a scalfire».
Da che cosa dipende?
«E’ legato al fatto che ci sono casi di importazione, i focolai che escono fuori periodicamente e quei comportamenti sociali che portano al mancato uso delle norme di protezione. Tutto contribuisce con uno scenario con cui dovremmo fare i conti ancora per un po'».
Come se ne esce?
«Abbiamo tre possibilità per abbassare i numeri: un nuovo lockdown ma sarebbe ingiustificato e ingiustificabile, l’arrivo del vaccino oppure l'attenzione e il rispetto alle misure di prevenzione. Questa terza possibilità è nelle nostre mani: dobbiamo farcene carico tutti. In questa fase dobbiamo farlo».
La malattia fa ancora paura?
«E’ subdola. Ricordiamoci sempre che si trasmette anche attraverso gli asintomatici. Ci difendiamo con le mascherine e il distanziamento. Ma in Italia stiamo perdendo di vista questo aspetto fondamentale».
Le persone non ci pensano più?
«Non so se è così anche all’estero, ma in Italia si percepisce che la gente ha acquisito una falsa convinzione che ne siamo fuori. Purtroppo non è così e i focolai ne sono la prova. Inoltre lo vediamo anche dall’abbassamento dell’età media nei contagi».
Cioè?
«L'età media è scesa intorno ai 40-50 anni quindi il virus si sta muovendo tra le persone più giovani. Questo dato sarà legato a diversi fattori ma anche alla minore attenzione nella percezione del rischio».
L’attenzione potrebbe bastare a fermare il Covid-19?
«In questa fase, in cui i numeri sono bassi rispetto ai mesi scorsi, dobbiamo stringere i denti perché la riduzione potrebbe venire semplicemente dalle misure di prevenzione. Quindi facciamolo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Agosto 2020, 13:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA