Bollettino Covid quotidiano o settimanale? Esperti divisi. Il governo pensa a una soluzione

Il dibattito sulla diffusione dei dati e le scelte dell'esecutivo

Bollettino dei contagi ogni giorno o settimanale? Esperti divisi: il governo pensa a una soluzione

di Cristiana Mangani

Sono ormai due anni che gli italiani aspettano il bollettino dei contagi pomeridiano per capire come il Covid si stia orientando nella sua diffusione. E ora, dopo l'arrivo della variante Omicron, che presenta sintomi più lievi, ma anche una circolazione più rapida, in tanti tra epidemiologici e politici, si stanno chiedendo se abbia ancora senso diffondere quel dato quotidiano e generale sull'espansione dell'epidemia.

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Bollettino quotidiano o settimanale?

Ieri, la proposta di dargli una cadenza settimanale, è arrivata dal virologo Matteo Bassetti, secondo il quale il report serale «non dice nulla e non serve a nulla, se non a mettere l'ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a farlo. Che senso ha - chiede - dire che abbiamo 250mila persone che hanno tampone positivo? Bisogna specificare se sono sintomatici, asintomatici, sono ricoverati, stanno a casa. Sono numeri che ci fanno fare brutta figura con il resto del mondo, perché sembra che vada tutto male e invece non è così, nella realtà altri Paesi che hanno molti più contagi di noi - aggiunge - cercano di gestirli in maniera diversa. Se continuiamo in questo modo finiremo con l'andare in lockdown di tipo psicologico e sociale».

 

Le posizioni

Immediate le repliche: e se il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, spiega di aver proposto «una riflessione» in merito al ministro Roberto Speranza («il numero dei contagi - chiarisce - di per sé non dice nulla, è necessario soffermarsi essenzialmente sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive»), c'è, invece chi come Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe che, da due anni, effettua report dettagliati sul virus e sulla sua diffusione, riporta la questione su ciò che è necessario fare perché stabilito dagli organismi scientifici internazionali. Scrive su Twitter: « Secondo standard #WHO (Organizzazione mondiale della sanità) tutti i paesi devono rendicontare il numero dei casi giornalieri» Dunque, per lui, non c'è ancora spazio per discutere sull'argomento.

Lo status quo

Dello stesso avviso il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, per il quale il bollettino è una sorta di deterrente per le azioni “sconsiderate”. «In questa fase ancora espansiva dell'epidemia - afferma -, eliminare il bollettino quotidiano sarebbe un segnale di liberi tutti, mentre la comunicazione giornaliera ha l'effetto di ricordare la situazione in cui siamo. E' vero, però, - ammette l'esperto - che i dati così come sono comunicati sono un po' grossolani e non tengono conto dei vari distinguo, si dice cioè che un 34% delle persone ospedalizzate è anche positivo al Covid, ma in condizioni tranquille, e quindi il dato andrebbe articolato meglio. Poi non è solo il dato in sé - sottolinea ancora Pregliasco - ma anche come lo si racconta, è chiaro che se diventa la prima notizia del Tg, raccontata con enfasi, può avere un effetto ansiogeno.

Siamo in una fase di passaggio, quindi cambierei una volta superato il picco, con una comunicazione fatta magari in maniera meno grossolana se possibile».

E' d'accordo, quindi, su questo punto con Bassetti, che chiede di non annoverare più tra i pazienti Covid chi va in ospedale perché si rompe una gamba e risulta positivo al tampone? «Sì, ma senza perdere di vista il problema della contagiosità - avverte Pregliasco - sennò si ritorna alle abitudini del passato». Il virologo lascia anche un po' di spazio all'ottimismo: «Siamo sicuramente in una fase di transizione verso la normalizzazione, e se Omicron prenderà piede e, sembrerebbe ormai al 60% dei sequenziamenti, è chiaro che usciti da questo inverno avremo altre ondulazioni, ma rientreranno in una dimensione endemica come l'influenza. Quindi - conclude - è giusto pianificare una modalità per il futuro».

Dilazionare

In linea con Bassetti c'è anche l'infettivologo e membro del Cts Donato Greco, per il quale  «sarebbe un'ottima
idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi». «Noi del Cts - dichiara - stiamo discutendo del parlarne con il Governo». Differente la posizione dell'altro sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «Nell'immediato - osserva - e in attesa di evidenze conclusive sull'argomento, ritengo comunque utile una comunicazione puntuale e trasparente di tutti i dati disponibili, accompagnata da un'adeguata interpretazione che aiuti i cittadini ad orientarsi meglio in questa nuova fase della pandemia».

Bisettimanale

Il fisico Roberto Battiston dell'università di Trento, pensa, in particolare, a un bollettino bisettimanale accompagnato da un commento affinché possa essere interpretato correttamente: «Il grande pubblico è bombardato dai numeri e rimane spesso sconcertato e impaurito», dice. I rendiconti aggiornati ogni 24 ore sono fortemente variabili in quanto influenzati dal numero dei tamponi eseguiti. Circa l’80% dei positivi non hanno i sintomi del Covid, sarebbe forse più logico per misurare l’epidemia basarsi sui casi clinici cioè su quanti sono stati contagiati e hanno i sintomi. La rilevazione quotidiana, più dettagliata, resterebbe a disposizione delle Asl e della comunità scientifica, bussola necessaria per il controllo del territorio. C’è un rischio. Che l’opinione pubblica percepisca nella virata una volontà oscurantista. Nota a tale proposito Cesare Cislaghi, ex presidente dell’associazione italiana di epidemiologia: «Corre l’idea di far diventare settimanali i dati giornalieri. Sarebbe come censurare l’epidemia. Bisogna bloccare questo progetto malsano».

Il dibattito resta aperto.

 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Gennaio 2022, 15:31
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