L'autorizzazione dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) al vaccino AstraZeneca arriverà domani nei tempi previsti, ma l'Ue ancora non riesce a trovare una soluzione ai ritardi nelle forniture annunciati dall'azienda giorni fa. E visto che il dialogo serrato con i vertici non ha portato a niente, l'Unione mette in campo l'artiglieria pesante: minaccia un blocco dell'export e avverte che userà l'articolo 122 del Trattato, che è la base legale per tutte le misure di emergenza e che in questo caso autorizzerebbe appunto «interventi urgenti» per assicurare produzione e distribuzione efficace dei vaccini agli europei.
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I leader Ue in fibrillazione
Angela Merkel ha convocato per il primo febbraio un vertice con le case farmaceutiche e i leader di Austria, Repubblica Ceca, Danimarca e Grecia hanno scritto preoccupati al presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il quale, preoccupato a sua volta dallo scontro durissimo tuttora in corso con AstraZeneca, ha messo sul tavolo l'arma finale: «Se non troveremo una soluzione con il dialogo, dovremmo esplorare e usare tutti i mezzi legali a nostra disposizione nei Trattati. Se opportuno politicamente, potremmo fare ricorso all'articolo 122, che darebbe agli Stati i mezzi legali, adottando appropriate misure urgenti, per assicurare una efficace produzione e distribuzione dei vaccini per la nostra popolazione», scrive Michel. Non è ancora chiaro che tipo di interventi autorizzerebbe, ma la speranza è che soltanto ricordare i potenti mezzi della Ue convinca l'azienda a scendere a patti.
I ritardi
La pressione su AstraZeneca monta da giorni. Appena ha annunciato i ritardi delle consegne, che toglieranno ai cittadini europei ben tre quarti delle dosi pre-acquistate, la Commissione le ha scatenato contro un 'meccanismo di trasparenza', di cui oggi ha reso note le conseguenze: «Se vediamo che ci sono incongruenze, che le dosi di vaccino che dovrebbero restare in Ue vengono destinate all'export, ci sarà la possibilità di intervenire negando l'autorizzazione», hanno spiegato fonti Ue.
In concreto, l'azienda farmaceutica dovrà inviare una notifica all'autorità nazionale delle dogane di quante dosi di vaccino vuole esportare e dove. Poi, oltre agli Stati membri, anche la Commissione Ue avrà il potere di negare l'autorizzazione. Bruxelles ha poi fatto partire le ispezioni negli stabilimenti AstraZeneca in Belgio, quelli nei quali l'azienda lamenta i presunti ritardi nella produzione, per verificare se le affermazioni sono fondate.
Londra: «I nostri vaccini non si toccano»
Nel frattempo, Londra ne approfitta per segnare un punto nella partita post-Brexit: le sue forniture vaccinali sono «blindate», sostiene, e proprio grazie all'autonomia da Bruxelles. Forti degli accordi presi con l'azienda anglo-svedese tre mesi prima della Ue, i britannici si offrono di aiutare gli europei, se verrà loro richiesto. «Il nostro programma di vaccinazioni è stato concordato e garantito mesi fa con impegni su quantitativi di dosi prefissati e questo ci rende sicuri che esso andrà avanti esattamente come pianificato», ha detto il ministro Michael Gove, titolare del dossier sui rapporti post Brexit con Bruxelles.
Today I’ve been given 100 hundred reasons to smile! Today I’m thankful for science and the NHS! #astrazeneca #nhs #oxforduniversity #nhsheroes #covid_19
— Charlotte Meakin (@_byCharlotte) January 28, 2021
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Gennaio 2021, 07:13
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