AstraZeneca, il pasticcio dei contratti sui vaccini e il misterioso impianto olandese "non autorizzato" dall'Ue

AstraZeneca, il pasticcio dei contratti sui vaccini e il misterioso impianto olandese "non autorizzato" dall'Ue

di Riccardo De Palo

Trapelano le numerose falle dell’accordo firmato dalla Ue lo scorso autunno con AstraZeneca,  che sta ritardando le consegne pattuite, facendo tardare il programma di vaccinazioni, non solo in Italia. Emerge, soprattutto, la differenza rispetto all’analogo contratto firmato dal governo britannico, molto più stringente dal punto di vista legale, e che di fatto ha provocato il dirottamento verso Londra di gran parte delle dosi prodotte.

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Per capire cosa sia successo bisogna innanzitutto esaminare i due contratti, e capire dove si trovino gli stabilimenti dell’azienda anglo-svedese. Secondo il sito “Politico”, che cita fonti a conoscenza dell’accordo britannico, Londra ha molti assi nella sua manica. Anzitutto, l’intesa è molto più dettagliata, e impone condizioni molto stringenti. Inoltre, si basa sul diritto britannico, e non su quello belga, come l’analogo contratto firmato dalla Commissione Ue lo scorso agosto.

 

Il risultato è che il 40% dei vaccini prodotti in Europa viene esportato (secondo stime di Axios), mentre il Regno Unito è il Paese che ne importa in maggiore quantità.

Sébastien De Rey, specialista di leggi sui contratti dell’Università belga di Lovanio, nota che i due documenti sono scritti in maniera molto simile, ma quello inglese “è molto più dettagliato, in alcuni punti specifici”. Il contratto europeo, che si basa sulla legge belga, è incentrato sul fatto che le parti “cercheranno di fare il loro meglio” per consegnare i beni pattuiti e agiranno in buona fede. L’intesa britannica è molto più assertiva: le parti “faranno ogni possibile sforzo” per onorare il contratto, e il governo ha specificatamente il ruolo di monitorare la sua applicazione. Non solo: ha anche un ruolo importante nella produzione stessa del vaccino.

Questo significa, secondo i consulenti legali, che se AstraZeneca o una sua sussidiaria non consegnano le dosi pattuite, Londra può rescindere il contratto o intraprenere specifiche misure punitive. L’Europa, invece, ha le mani legate. Al massimo può sospendere i pagamenti, finché il contratto non viene onorato.

La Ue ha ordinato, con un contratto firmato un giorno prima di quello inglese, 400 milioni di dosi.

Ma, nei fatti, non ha maggiore potere contrattuale di Londra, che lo ha firmato soltanto dopo. Londra, inoltre, ha finanziato direttamente l’azienda anglo-svedese, con 65,5 milioni di sterline. 

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La Bbc ricostruisce tutta la filiera produttiva di AstraZeneca. L’azienda riferisce che le sue consegne provengono soprattutto dagli Stati Uniti e dall’impianto di Seneffe, in Belgio, e sta collaborando con fornitori in 15 Paesi, per produrre il vaccino. Anche un sito di Leiden, in olanda, starebbe producendo il vaccino, sebbene “non in quantità significativa”. L’unico impianto che ha prodotto dosi per il Regno Unito è proprio quest’ultimo.

L’impianto olandese è oggetto di un’inchiesta del Financial Times, che sottolinea come questo non sia ancora stato autorizzato a produrre per la Ue. L’impianto è della Halix, che produce il vaccino per conto di AstraZeneca. Pascal Soriot, ceo dell’azienda anglo-svedese, aveva detto in una intervista lo scorso gennaio che le dosi per l’Europa sarebbero state prodotte in Belgio e in Olanda, e poi infialate in altri stabilimenti in Germania e Italia.

Tuttavia, qualcosa è andato storto. AstraZeneca ha ridotto le previsioni di forniture all’Unione europea del vaccino contro il Covid-19 nel primo trimestre a circa 30 milioni di dosi, un terzo degli obblighi contrattuali e un calo di un quarto rispetto agli impegni presi il mese scorso. Si teme che anche le 180 milioni di dose previste (su 400 milioni totali) nel secondo trimestre subiscano cali consistenti. Anche perché gli Usa, secondo fonti Ue, avrebbero bloccato le esportazioni di vaccini prodotti sul suolo americano.

L’impianto di Seneffe avrebbe avuto problemi di ridotta produzione, rispetto alle previsioni, mentre quello di Halix in Olanda ha prodotto i vaccini previsti, ma non è ancora autorizzato a rifornire i Paesi europei. Il sospetto è che sia in atto un gioco delle parti, ai danni dei cittadini del vecchio continente. 

A una specifica richiesta di chiarimenti, la Commissione ha dichiarato che l’Ema - l’agenzia europea che sovrintende alla commercializzazione dei farmaci nella Ue - è pronta ad autorizzare velocemente l’impianto, a condizione che ottenga le informazioni necessarie per completare l’iter. Un portavoce dell’azienda anglo-svedese ha detto invece al Financial Times che “l’approvazione dell’impianto con l’Ema è in corso come previsto e possiamo confermare che il sito fa parte dei nostri piani di approvigionamento”.  Nessun commento, invece, dalla sussidiaria Halix.


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Marzo 2021, 11:56
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