Alzheimer, un farmaco rallenta il declino cognitivo. «Svolta epocale, malattia potrebbe essere curabile»

La terapia anticorpale lecanemab rimuove i grumi di proteine ​​​​chiamate beta amiloide che si accumulano nel cervello

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di Mario Landi

I ricercatori hanno salutato l'alba di una nuova era delle terapie per l'Alzheimer dopo che uno studio clinico ha confermato che un farmaco rallenta il declino cognitivo nei pazienti con stadi precoci della malattia. Il risultato arriva dopo decenni di fallimenti sul campo e ha incoraggiato gli esperti a dire che l'Alzheimer, che colpisce 30 milioni di persone in tutto il mondo, potrebbe essere curabile. «Questo è il primo farmaco che fornisce una vera opzione di trattamento per i pazienti», ha affermato Bart De Strooper, direttore del Dementia Research Institute del Regno Unito presso l'University College di Londra.

Alzheimer, una nuova cura?

«Sebbene i benefici clinici appaiano alquanto limitati, ci si può aspettare che diventeranno più evidenti nel tempo». Il farmaco, Lecanemab, è una terapia anticorpale che rimuove i grumi di proteine ​​chiamate beta amiloide che si accumulano nel cervello. Gli sviluppatori di Lecanemab, Biogen negli Stati Uniti ed Eisai in Giappone, hanno annunciato i migliori risultati della sperimentazione clinica in quasi 1.800 pazienti a settembre, ma i ricercatori del settore hanno atteso con ansia i dati completi, che sono stati pubblicati martedì nel New England of Journal di Medicina. Essi hanno dimostrato che il farmaco riduce il declino delle capacità mentali complessive dei pazienti del 27% in 18 mesi, un risultato modesto ma significativo.

«Credo che confermi una nuova era di modificazione della malattia per il morbo di Alzheimer. Un'era che arriva dopo più di 20 anni di duro lavoro sulle immunoterapie anti-amiloide, da parte di molte, molte persone e altrettante delusioni lungo il percorso», ha affermato Nick Fox, professore di neurologia clinica e direttore del Centro di ricerca sulla demenza presso l'UCL.

 

La prospettiva

Sulla base dei risultati degli studi, Eisai e Biogen prevedono di richiedere l’autorizzazione per il farmaco alle autorità statunitensi, giapponesi ed europee entro l’inizio del prossimo anno.

Anche in Svizzera dovrà essere presentata una domanda presso Swissmedic, l’autorità competente per l’autorizzazione e la vigilanza di farmaci e dispositivi medici, che deciderà poi se approvare o meno il principio attivo per il nostro Paese. Una procedura di valutazione di questo tipo è però lunga e complessa e, una volta depositata la richiesta, non è dato sapere quanto tempo impiegherà Swissmedic a stabilire se il farmaco possa essere autorizzato per la Svizzera. In caso di approvazione, il Lecanemab verrebbe inoltre somministrato solo ai pazienti a uno stadio iniziale della malattia. Gli interventi non farmacologici continuano dunque a rivestire un’importanza centrale al fine di stabilizzare o migliorare la qualità di vita delle persone affette da demenza e dei loro familiari.

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Dicembre 2022, 09:51
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