Bimba morta, genitori indagati:
«Jolanda era una bambola»

Bimba morta, genitori indagati: «Jolanda era una bambola»

di Daniela Faiella
SANT'EGIDIO DEL MONTE ALBINO. Una confezione di fiori bianchi adagiata davanti all'uscio di casa. Un altro mazzetto appoggiato al pomello in ottone della porta di ingresso, chiusa, sbarrata, quasi a voler nascondere l'orrore della tragedia che si è consumata in quell'appartamento, nel cuore storico di Sant'Egidio del Monte Albino, un piccolo centro del Salernitano. Quei fiori sono per la piccola Jolanda, Joly come la chiamavano tutti. Bianchi, a simboleggiare la sua innocenza, la purezza della sua anima, che traspariva da quegli occhioni color smeraldo. Cosa è successo alla piccola Jolanda? Se lo chiede anche chi, con le lacrime agli occhi, lascia quei fiori davanti alla porta per esprimere il suo cordoglio. «Era una bambola» ricorda una vicina di casa. Una cosa è certa e tutti, in quel quartiere, sanno: la piccola Jolanda non c'è più. È morta, volata in cielo, e nessuno riesce a spiegarsi il perché. Nessuno vuole credere alla storia delle violenze. Nessuno riesce ad immaginare tanta atrocità. Eppure il referto del pronto soccorso dell'ospedale di Nocera Inferiore parla chiaro.
Joly aveva solo otto mesi e viveva con i suoi genitori, Giuseppe e Imma, gli unici a sapere cosa sia realmente successo a quella bambina nella notte tra venerdì e ieri. Lui, originario di Pagani, noto alle forze dell'ordine per piccoli precedenti, arrestato diversi anni fa anni fa per rissa, con un recente trascorso a La Tenda, la comunità di recupero per tossicodipendenti. Lei, di Angri, moglie e madre insospettabile, senza macchie nel passato. Si erano trasferiti da un annetto e mezzo a Sant'Egidio del Monte Albino, dove vivevano con Jolanda ed il primogenito, Andrea, di qualche anno più grande.

Non erano felici. Vivevano in grosse difficoltà economiche e litigavano spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Lo sanno bene i vicini di casa e anche le operatrici dei servizi sociali comunali. Quella famiglia era seguita da tempo dalle assistenti sociali. A loro la mamma di Jolanda si era rivolta più volte per chiedere un aiuto, per denunciare lo stato di precarietà in cui la sua famiglia era costretta a vivere. Il marito era stato per lungo tempo in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Sembra fosse uscito da alcuni mesi, ma il loro rapporto era tutt'altro che idilliaco. Negli ultimi tempi c'erano state anche segnalazioni di violenti litigi tra marito e moglie. Qualcuno parla di atteggiamenti aggressivi dell'uomo nei confronti della donna. Nessuno avrebbe, però, potuto immaginare mai tanta atrocità.

 

Joly era piccola, innocente ed era bellissima. Tutti le volevano bene in quel quartiere. Lo stesso papà, su facebook, si mostra felice ed orgoglioso mentre abbraccia la sua piccola. «Bellissima e stupenda mia figlia», scrive commentando una foto. Ma allora cosa è successo alla piccola Joly? «Non riusciamo proprio a capire - dice una vicina di casa - L'abbiamo vista, l'ultima volta, mentre la portavano in ambulanza. La teneva in braccio una dottoressa, avvolta in un lenzuolino bianco. Lei aveva già il volto viola. Credo fosse già morta». I vicini di casa sono stati insospettiti dalle urla che provenivano dalla casa della bambina.
IL RACCONTO DEL SINDACO
«Oggi è un giorno davvero triste per la nostra comunità. - racconta il sindaco di Sant'Egidio, Nunzio Carpentieri - Io stesso ho unito in matrimonio civile questa giovane coppia. Si tratta di una famiglia in oggettive condizioni di fragilità. Una situazione della quale - dopo la comunicazione ufficiale da parte della procura il 15 giugno - immediatamente i nostri servizi sociali si erano fatti carico, attivando da un lato le procedure per consentire l'accesso a piccoli contributi per sostenere economicamente il nucleo familiare, dall'altro segnalando all'autorità competente questa particolare situazione. Mai però, né al Comune né ai carabinieri, la mamma della bimba o i suoi familiari avevano denunciato o confermato episodi di violenza che avrebbero potuto lasciar presagire qualcosa di così drammatico. In ogni caso, i servizi sociali stavano continuando a monitorare la situazione. Le segnalazioni messe nero su bianco dal nostro ufficio avevano riguardato anche l'allontanamento del padre della bimba da una comunità di recupero che stava frequentando, a seguito della quale si stavano valutando anche altre soluzioni di carattere più definitivo da adottare per salvaguardare il benessere dei bambini. Qualcosa non ha funzionato e dobbiamo capire cosa», ammette il sindaco».
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Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Giugno 2019, 13:04
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