Lo scorso marzo l'avevano detto scendendo in strada, esasperati e stufi, per le condizioni in cui furono costretti a trascorrere l'inverno: «qui c'è da fare la rivoluzione». E ieri la rivoluzione è partita di nuovo. Casal Bruciato, eccolo il nuovo inverno che si prospetta per oltre 200 famiglie che vivono tra via Cipriano Facchinetti e via di Casal Bruciato: freddo e gelo nelle case popolari perché i riscaldamenti non funzionano. Altro che ordinanze, rinvi, anticipi e poi accensioni. In questo angolo di Roma - periferia Est - le caldaie non funzionano. E non funzionano non solo da ieri, avvio ufficiale per l'accensione dei riscaldamenti. «Sono anni che va avanti così», sbottano i residenti che ieri pomeriggio sono tornati in strada. Scesi dai palazzi hanno dato via ad una protesta che ha chiamato sul posto anche gli agenti di polizia.
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LA PROTESTA
Cassonetti ribaltati e traffico bloccato sotto il peso di una rabbia incontenibile per una condizione oggettivamente inaccettabile. Proprio perché non è di oggi o di ieri, il problema. Già lo scorso inverno tra questi lotti che contano più di dodici palazzine, gli impianti di riscaldamento non andavano. All'epoca la diagnosi fu questa: caldaie vecchie e pezzi rotti con la difficoltà di trovare adeguati pezzi di ricambio. Si andò avanti mettendoci una toppa «ma nulla in questi mesi è stato fatto», dice Nunzia. «Potevano sfruttare la primavera e poi l'estate e invece zero». Sul posto è arrivata una consigliera del IV Municipio anche se la gestione afferisce all'Enasarco. «Ci hanno detto che la caldaia funziona - continua Nunzia - ma non è vero perché i termosifoni non vanno, sono ghiacciati. Quindi se fosse vero che l'impianto va, lavora a vuoto». Stando a quanto riferiscono i tecnici il problema sarebbe delle condutture: la caldaia va ma non funzionano le tubature e dunque i termosifoni non si riscaldano.
STESSI PROBLEMI
Lo scorso inverno da quelle case molti anziani furono costretti a uscire, rifugiarsi da amici e parenti proprio perché i riscaldamenti non funzionavano o andavano in blocco costantemente. Persone in difficoltà, molte delle quali vivono nel modo più dignitoso possibile con una magra pensione. «Siamo davvero costernati - diceva ieri sera un'altra residente - perché è assurdo dover scendere in piazza per protestare su un servizio che dovrebbe essere erogato senza esitazioni, perché si tratta di un servizio essenziale che paghiamo e che dunque non ci viene regalato». Ma pare che in questo angolo di Roma, alle spalle della Tiburtina, la normalità sembri un lusso. «Il freddo, la sporcizia, i topi, i vandali e poi ancora le aggressioni. Ogni tanto se sente pure no schioppo de pistola - aggiungeva il signor Bruno - ma tanto ce viviamo noi qua».
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Novembre 2022, 09:02
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