Roma, bimba ha la febbre, panico in spiaggia. E con i primi virus a scuola che succederà?

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di Veronica Cursi
Sofia non va in spiaggia da un paio di giorni. La signora Anna che sa sempre tutto spiffera alla vicina di ombrellone: «Povera bambina ha la febbre dallo scorso weekend, non le passa con nulla, speriamo solo che non sia Covid...». Cinque minuti e l’incubo Coronavirus si abbatte sull’affollato stabilimento di Fregene: «Dove è stata Sofia? Ha fatto il bagno in piscina? Con chi ha giocato? E’ andata al bar? E i genitori come stanno?». Dal bagnino alla barista la voce si insinua pericolosa: «Certo, l’avevo detto io che ci volevano più controlli, non c’è distanziamento», si lamenta Angela due lettini più avanti. «Hai visto le code al bar, tutti ammassati. Poi ti credo che succedono cose del genere...», rincara Paolo.

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Fortuna che i previdenti genitori di Sofia le hanno fatto fare il test sierologico e quella della bimba è solo una febbriciattola passeggera.  Pericolo scampato.
Ma se questo succede a luglio, in piena estate, vi immaginate cosa accadrà a settembre con la riapertura delle scuole ai primi raffreddori, tossi, otiti e influenze intestinali? Il rischio che si diffonda il panico al primo virus stagionale ( e chi ha figli sa bene di cosa si parla) è dietro l'angolo ed è proprio quello che va evitato.

«Noi contiamo sulla responsabilità a casa delle famiglie. Se un bambino è già malato a casa e ha la febbre non abbiamo bisogno di mandarlo sull'autobus. Quindi la misurazione va fatta a casa, poi ogni scuola nella sua autonomia può organizzarsi come crede», ha ribadito la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.
Prevenire sì, ma senza diffondere la paura che a volte è un virus ancora peggiore.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Luglio 2020, 13:28
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