Rifiuti Roma, Costa: serve una discarica ma sarà un centro di stoccaggio

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di Mauro Evangelisti
Discarica sì (ma come centro di stoccaggio), nuovi termovalorizzatori no. Di fronte all'ennesima crisi dei rifiuti in arrivo a Roma, per la quale ha ricevuto una nuova richiesta di aiuto dalla sindaca Virginia Raggi, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, ipotizza uno scenario che consentirà a Roma di portare i rifiuti negli inceneritori in giro per l'Italia, mentre crescerà la differenziata e saranno realizzati gli impianti per il riciclo, ma avverte che un impianto di smaltimento, differente da Malagrotta, dove stoccare in forma temporanea i rifiuti sarà necessario a Roma. Di fatto una discarica.

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Che tipo di aiuto ha chiesto la sindaca Raggi?
«Ci sta chiedendo di facilitare i rapporti con altre regioni e anche con l'estero. Va superata la fase di criticità della raccolta dei rifiuti in questa sorta di transizione che deve essere assicurata, fino a quando il piano regionale dei rifiuti trovi sistemazione nella costruzione di nuovi impianti e nel suo sviluppo pieno. Ci sono tempi tecnici e Roma Capitale mi ha chiesto una mano. Marche e Abruzzo hanno dato la disponibilità, temporanea, con un riscontro economico. Ma si spenderà meno di quanto si pagherebbe portando i rifiuti all'estero».

Ma Roma non può solo contare negli altri territori.
«Non ci si deve sedere. Deve essere chiaro che la disponibilità è temporanea e non strutturale. Roma deve anche riassettare il sistema della raccolta: ho anche proposto di farla anche al sabato e alla domenica, d'accordo con i sindacati. Si mettono a sistema gli impianti già esistenti del Lazio. E poi bisogna accelerare sui nuovi cassonetti».

Dall'estero sono arrivate risposte deludenti?
«Per ora abbiamo trovato disponibilità in Italia, sia pure temporanee. Andare all'estero costerebbe molto di più. Però resta come altra opzione, in caso di necessità».

Qualcosa non torna però. Questo governo nasce dicendo: non realizzeremo nuovi inceneritori. Regione Lazio e Roma Capitale dicono lo stesso. Ma così Roma non uscirà mai dell'emergenza e continuerà a usare inceneritori in tutta Italia.
«Andiamo oltre: noi abbiamo una Direttiva emessa dall'Unione europea che ci dice che dal 2021 dovremo rispettare dei parametri altissimi della differenziata e del riciclo; in questa direttiva nella gerarchia dello smaltimento discarica e incenerimento sono agli ultimi posti. Se non la rispettiamo, andiamo in infrazione. Per costruire un inceneritore servono tra 5 e 7 anni, più 20 anni per l'ammortamento dello spesa. Ma se dal 2021 raggiungiamo gli standard europei, ci troveremo in un altro pianeta della gestione dei rifiuti. Si tratta di sostenibilità economica, non solo ambientale».
 

Resta il fatto che Roma deve bruciare grandi quantitativi di rifiuti.
«Io dico: ne abbiamo di inceneritori in Italia? Ne abbiamo. Sono sufficienti? Abbastanza, nel momento in cui scattano in parallelo un buono sviluppo dell'economia circolare e un'altissima differenziata. Allora è giusto utilizzare al massimo gli inceneritori che ho, poi via via si spegneranno perché ce ne sarà sempre meno necessità con la differenziata a livelli molto alti. E se dovrò andare all'estero, sarà per un tempo molto limitato».

Discarica. Qui c'è una differenza tra Regione e Comune. Il piano regionale dei rifiuti la richiede, Roma Capitale dice no.
«Il piano regionale individua un sito non configurabile con il semplice concetto di discarica. Si tratta di un punto di incontro tra un luogo per uno stoccaggio a tempo lungo e il concetto di discarica. La discarica resta lì per sempre, lo stoccaggio a tempo determinato resta lì per uno o due anni. Non è una nuova Malagrotta».
Ultimo aggiornamento: Sabato 7 Settembre 2019, 13:33
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