Covid Lazio, medici e infermieri: uno su tre escluso dalla vaccinazione

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di Francesco Pacifico

Settantamila tra medici, infermieri e operatori sociosanitari del Lazio dovranno aspettare per fare il vaccino. Sono soprattutto quelli che, essendo liberi professionisti e quindi senza vincoli contrattuali, svolgono la loro professione nelle strutture private. Loro, visto che non hanno un rapporto di lavoro subordinato, non sono stati ancora inseriti nella delibera della Regione che ha selezionato il personale sanitario nella cosiddetta Fase 1 della campagna di protezione, iniziata ieri con il V-day. 

LA DENUNCIA
A segnalare il problema è stato il presidente dell’Ordine dei medici del Lazio, Antonio Magi, che ha anche scritto all’assessore alla sanità regionale, Alessio D’Amato. «Parliamo di un medico su tre - denuncia Magi - che dovrà aspettare come ogni normale cittadino il suo turno per avere il vaccino. Quando sappiamo tutti che è necessario “blindare” il personale sanitario per evitare, da un lato, che i punti di assistenza non siano sguarniti e dall’altro che non vengono contagiati i pazienti come è successo tante volte, soprattutto nei primi mesi della pandemia». Lo stesso Magi racconta di «aver avuto una lunga telefonata con l’assessore D’Amato per discutere della questione. «E l’assessore mi ha promesso una soluzione entro oggi».

Come detto, la questione è prettamente tecnica. La Regione ha chiesto al governo 202mila vaccini per il mese di gennaio, sperando di coprire il grosso della popolazione sanitaria composta da 278mila unità tra medici, infermieri e operatori sociosanitari. Anche perché nella prima tranche sono previste circa 180mila fiale per il nostro territorio.

Nella sua determina ha inserito tra le categorie a rischio anche liberi professionisti come i medici di base o pediatri di libera scelta incardinati nel servizio sanitario nazionale, gli addetti delle cliniche e delle Rsa convenzionate. Oltre il 70 per cento di loro si è detto favorevole a essere vaccinata. «Ma al momento - aggiunge Magi - mancano gli addetti della sanità privata. Gente che comunque viene a contatto con i pazienti. Parliamo di liberi professionisti come medici, odontoiatri, psicologi, infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti, biologi e chimici che lavorano, spesso a partita Iva, per le strutture private. Per quanto riguarda i medici, mi sono proposto all’assessore D’Amato per raccogliere le adesioni tra i miei iscritti». A quanto pare, anche il mondo delle aziende della sanità privata, questa settimana, chiederà un incontro in Regione per ipotizzare un calendario delle vaccinazioni tra i dipendenti del settore.

QUOTA 500
Intanto luci e ombre nell’ultimo bollettino Covid: su quasi 10 mila tamponi nel Lazio si registrano 977 casi positivi (-146 rispetto alle 24 ore precedenti), 16 i decessi (-8) e salgono di 817 unità i guariti. Diminuiscono i casi e i decessi, mentre aumentano i ricoveri e le terapie intensive, con il rapporto tra positivi e tamponi al 9 per cento. Il tutto mentre Roma torna sotto quota 500 nuovi casi. Sempre ieri, con il V-day, si è avviata a livello nazionale la campagna di protezione del Paese. Per riassumere la partenza nel Lazio l’assessore D’Amato ha parlato di «una giornata storica e piena di significato che ha visto due figure simbolo come Claudia Alivernini e Omar Altobelli. Sono stati la prima donna e il primo uomo a ricevere il vaccino. La prima è una giovane infermiera dell’Istituto Spallanzani che guarda in modo fiero verso il mondo dell’assistenza, il secondo ci ha emozionati proprio per la sua commozione». Sempre ieri allo Spallanzani il siero è stato inoculato anche ad altri 130 tra operatori sanitari dell’Istituto e delle Uscar, le unità mobili della Regione. Oggi toccherà agli addetti delle Asl di Rieti, Viterbo, la Roma 1, la Roma 2, la Roma, dei policlinici universitari e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù». 
 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Dicembre 2020, 14:35
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