Roma, vaccini dai medici: partenza lenta. Solo tre iniezioni al giorno

Vaccini dai medici, la partenza lenta. Dosi col contagocce: solo tre iniezioni al giorno

di Camilla Mozzetti

Il “Count-down” è partito: mancano sette giorni all’avvio della campagna vaccinale anti-Covid negli ambulatori dei medici di famiglia per le persone “sane” ma la strada è già in salita: i medici, infatti, andranno a rilento. Appena 20 dosi a settimana, meno di tre al giorno. Del resto, i problemi sono molti, tra dosi con il contagocce ma anche alcune resistenze della categoria che – già in passato – aveva fatto sapere di non voler avere troppe fiale a disposizione negli studi, per paura (ufficialmente) dei furti. Così, inevitabilmente, ci si prepara ad una campagna piuttosto lenta. Si parte dalle persone nate nel 1956 che hanno dunque 65 anni e che nel Lazio sono 69.454, con i vaccini AstraZeneca (riservato a questa categoria). C’è anche da dire che non tutti i medici di base hanno dato la loro disponibilità a fare i vaccini Covid: la percentuale, rispetto all’inizio della call, è salita. Ma sui 4.600 professionisti ne restano ancora 600 che non hanno aderito.

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LE FORNITURE

Poi, naturalmente, c’è anche l’annoso problema delle dosi, sempre con il contagocce: in tutto ne dovrebbero arrivare 80mila, sempre però che non ci siano ulteriori tagli. «Il meccanismo sarà lo stesso utilizzato durante la campagna vaccinale antinfluenzale», spiega il segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale, Pier Luigi Bartoletti. Ogni settimana, stando al crono-programma, «saranno i medici - prosegue Bartoletti - a chiamare gli assistiti scorrendo proprio l’elenco dei mutuati». Ma è chiaro che ci vorranno mesi prima di chiudere la vaccinazione per i nati nel 1956. Anche perché, in mezzo c’è l’attività “normale” di uno studio: visite, ricette, consulti. Non solo, non si partirà neppure con tutti i 65enni.

 

«Al momento - aggiunge Alberto Chiriatti, segretario regionale della Fimmg Lazio - non possiamo inoculare il vaccino a coloro che soffrono di ipertensione o diabete e non solo per chi è nato nel 1956 ma anche per tutti coloro che hanno dai 64 ai 55 anni».

Che succede per questi pazienti? «Se l’Aifa cambierà i parametri - conclude Chiriatti - inizieremo a vaccinare anche loro, altrimenti dovranno aspettare il vaccino della Pfizer. Nel mentre scorreremo i nostri elenchi e inizieremo a chiamare i 64enni, i 63enni e così via purché siano soggetti sani». Naturalmente le consegne settimanali potranno variare in funzione degli approvvigionamenti: «Se AstraZeneca - conclude Bartoletti - consegnerà di più potremmo immunizzare più pazienti». Discorso inverso, invece, se le consegne dovessero ridursi: in questo caso i medici riceveranno un numero ancora più ridotto di dosi.

LO SCONTRO

Luci ed ombre su una campagna che ieri ha portato a uno scontro tra Campidoglio e assessorato regionale alla Sanità. Il delegato della sindaca all’accessibilità universale Andrea Venuto ha accusato la Regione di trascurare i disabili: «Da oggi (ieri ndr) in Emilia Romagna si procederà alle vaccinazioni anti-Covid delle persone con disabilità. Per la Regione Lazio le indicazioni nazionali sono carta straccia». La replica non è tardata: «La sindaca Raggi è un anno che è assente dalla gestione della pandemia - risponde l’assessore Alessio D’Amato - Non penserà di fare campagna elettorale strumentalizzando? Le priorità nella campagna vaccinale sono state decise prima in Parlamento e poi da documenti ufficiali del Ministero della Salute che la Regione sta applicando sulle persone estremamente vulnerabili». E intanto oltre alle vaccinazioni negli ambulatori sempre dal primo marzo partono le immunizzazioni domiciliari della Pfizer riservate agli over 80 impossibilitati a recarsi nei centri vaccinali (più di 12 mila) che saranno svolte, oltre che dalle Uscar, da 1.400 medici. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Febbraio 2021, 07:34
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