Nella Capitale della burocrazia impazzita e dei bizantinismi capita anche questo: la giunta comunale autorizza i tavolini sui parcheggi delle grandi strade, ma gli uffici si mettono di traverso. E così ai gestori di bar e ristoranti, già piegati da un anno di incassi magrissimi causa pandemia, tocca subire la condotta schizofrenica di un'amministrazione a due teste. La politica va in una direzione; la macchina dei travet tira dritto dalla parte opposta. Quello che l'esecutivo comunale approva, viene cassato dai tecnici. Una guerriglia di carte bollate che lascia spaesato chi sta provando a programmare la ripartenza, dopo i mesi duri delle restrizioni Covid, che ora finalmente si allentano: oggi il coprifuoco scivola alle 24.
PIOGGIA DI NO
Fatta la legge - anzi la delibera - per allargare gli spazi dei locali, trovato il cavillo, vero o presunto, per ricacciare i tavolini nei magazzini. Da Prati a San Giovanni, hanno preso a fioccare i pareri negativi del Dipartimento Mobilità di Roma Capitale. Obiettivo: sbullonare le pedane appena montate da baristi e ristoratori. «Riceviamo segnalazioni continue, soprattutto intorno al Vaticano e in Centro storico - racconta Claudio Pica, il presidente romano della Fiepet-Confesercenti - Come federazione consigliamo a tutti di ripresentare la domanda, a quel punto passano altri 60-90 giorni, in cui si può continuare a lavorare all'esterno sulle postazioni appena allestite. Lo sappiamo, non è bello, ma bisogna pur tirare avanti».
La ripresa come lotta di sopravvivenza. In generale, aggiunge Pica, «è assurdo ridurre le imprese a vittime di un cortocircuito illogico, con la giunta che approva provvedimenti e gli uffici che procedono come nulla fosse. La verità è che tutto questo distrugge le aziende». Servirebbe un coordinamento, che invece, a quanto pare, non c'è. «Se incontriamo l'assessore al Commercio un giorno - conclude Pica - e il giorno dopo l'assessore ai Trasporti, sembra che incontriamo due esponenti di giunte diverse».
Proprio Coia sembra consapevole del danno arrecato da certi uffici. «Purtroppo è vero, dal dipartimento Mobilità continuano ad arrivare resistenze e pareri negativi agli esercenti. Anche se la delibera che abbiamo approvato in giunta dice chiaramente che i locali possono allargarsi sugli stalli delle grandi strade», spiega. Dipenderebbe tutto dall'interpretazione del Codice della strada. «Gli uffici continuano a scrivere che sulle vie principali non si possono occupare i parcheggi, ma il Codice non fa distinzioni tra grande e piccola viabilità». Come se ne esce? Saranno puniti gli impiegati che remano contro? «Abbiamo chiesto alla direzione generale di capire se ci sono irregolarità nell'operato dei dipendenti». Si vedrà.
I VARCHI
Resta un'altra querelle. L'apertura della Ztl almeno per i saldi, che prenderanno il via il prossimo 3 luglio. La Confcommercio ha chiesto di disattivare i varchi, per favorire i negozi del cuore di Roma, già svuotato dallo smart working e dai turisti ridotti per il Covid. «Dopo i lockdown prolungati - dice il delegato della Confcommercio per il Centro, Fabrizio Russo - il tessuto economico del Centro è agonizzante e i saldi possono rappresentare un buon volano, ma la miope chiusura della Ztl rende questo quasi impossibile data la cronica insufficienza del trasporto pubblico». Sul punto l'assessore Coia apre: «È un'opzione che stiamo valutando». Ma di più non può dire: c'è sempre il collega Calabrese che potrebbe bloccare tutto.
Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Giugno 2021, 10:37
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