Tari, il comune invia le cartelle sbagliate: 28 milioni persi

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di Francesco Pacifico
Ventotto milioni di euro di Tari che si perdono e che il Comune non incassa per un motivo che potrà sembrare incredibile nell’era dei Big data: in estrema sintesi, molto spesso le bollette non vengono recapitate a chi deve pagare la tassa dei rifiuti. E le ragioni possono sembrare ancora più surreali: sono sbagliati gli indirizzi oppure non sono aggiornati le condizioni catastali o i codici delle attività, per non parlare degli utenti morti o delle attività chiuse, che si vedono comunque recapitare le richieste di pagamento. Sono soldi che non vengono incassati e che servono per finanziare tutti i servizi necessari per tenere pulita la città come la raccolta dei rifiuti e lo spazzamento delle strade. 

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Risultato? Come denunciano nella loro relazione all’ultimo rendiconto del bilancio del Comune da poco approvato i revisori dell’Oref, «le entrate accertate nell’anno 2019 sono diminuite di circa 28 milioni di euro in corrispondenza al piano finanzario rispetto allo stesso periodo dello scorso anno» .

Ogni anno il Comune di Roma manda avvisi di pagamento sulla Tari di circa 800 milioni di euro ma ne riesce a incassare la metà vista l’alta evasione che registrano tutti i tributi di competenza del Comune di Roma. Soldi, viste anche le tante emergenze, che si sono susseguite nell’ultimo triennio, non sono sufficienti per tenere linda e pinta la città come dimostra la richiesta dell’amministratore unico di Ama Stefano Zaghis di aumentare di 31 milioni all’anno l’entità del contratto di servizio pagato da Roma Capitale alla sua partecipata.

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In quest’ottica, è chiaro, quanto sarebbero utili quei 28 milioni che gli enti Roma non soltanto non riescono a incassare ma neppure ad accertare. Spiegano dal Comune: «Negli anni scorsi quando la gestione del tributo è stata delegata a Aequa Roma ci sono stati non pochi errori nel trasferimento dei dati alla controllata del Comune che si occupa di riscossione. Gli sbagli riguardano i nominativi degli utenti ai quali notificare le cartelle. Errori, molti ancora presenti nel database di Aequa ai quali negli anni se ne sono aggiunti altri per il mancato aggiornamento delle banche dati». Infatti questi 28 milioni di Tari non accertata riguardano casi di «bollettini inviati a indirizzi sbagliati, a utenti morti, ad aziende e negozi ormai chiusi per non parlare dei calcoli sbagliati effettuati con codici Imu inesatti. Quei 28 milioni dovranno essere inseriti nel fondo di crediti inesigibili, quindi pagati da tutti i contribuenti. 

PORTA A PORTA 
E sono soldi che si potrebbero utilizzare sia per migliorare la raccolta dei rifiuti sia per finanziare le opere di manutenzione alle strade che la Capitale necessita. Intanto monta la protesta dei commercianti per la mancata raccolta porta a porta davanti a ristoranti, bar e negozi. La Fipe Confcommercio ha scritto ad Ama e al Comune per migliorare i servizi soprattutto in quelle zone dove la municipalizzata ha internalizzato il servizio gestito fino a qualche mese fa da ditte esterne. Spiega Luciano Sbraga, direttore dell’associazione: «Non è soltanto un problema gravissimo di decoro ma è anche un problema di natura igienico - sanitaria per l’umido che non viene raccolto. Siamo pronti anche a presentare un esposto all’Asl e alla magistratura per trovare una soluzione». 
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Luglio 2020, 00:15
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