Tari, stangata in arrivo a Roma, beffa per i negozianti: «Rinviati i rimborsi»

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di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
Stangata in arrivo sulla Tari per le famiglie e le imprese di Roma. Causa Covid, la prima rata del tributo che si paga per tenere pulita la città (raccolta dei rifiuti, spazzamento delle strade e smaltimento dei materiali) è stata congelata e rinviata al 30 settembre.

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Bollette


Ma per quella data i romani rischiano di trovare una brutta sorpresa: il Comune avrebbe intenzione di chiedere non il 50 per cento come al solito, ma il 75 per cento. Il restante 25 per cento arriverà con i bollettini da versare entro il 31 dicembre. Invece è giallo sul rimborso che gli utenti potranno chiedere per il servizio non usufruito durante il “lockdown”: la richiesta potrà essere presentata soltanto dopo aver versato la prima rata. 
Quest’operazione riguarda 1,1 milioni di famiglie e 250 mila tra imprese ed esercenti.

Alla base della scelta (a dir poco impopolare) di portare l’acconto al 75 per cento due ragioni: la prima di natura finanziaria e amministrativa, con Palazzo Senatorio che per rispettare gli obblighi di legge deve incassare una parte importante del gettito fiscale se vuole chiudere nei tempi previsti il bilancio di fine anno e confermare il saldo zero, quello che un tempo si chiamava pareggio di bilancio. L’altra, più prosaica e prammatica, è la necessità di fare cassa: durante il periodo del “lockdown” il Campidoglio ha registrato una perdita di circa 730 milioni di euro tra tributi propri (non soltanto la Tari, ma anche la Cosap o il contributo di soggiorno) sospesi, pagamento delle multe o dei parcheggi sulle strisce blu. Il tutto mentre il governo ha finora riversato, come risarcimento per le mancate entrate, poco più di 200 milioni di euro e sono sullo sfondo una ricapitalizzazione di Ama e forse un’altra in Atac. Municipalizzata che durante l’emergenza Covid ha visto crollare la bigliettazione del 70 per cento. In quest’ottica è difficile rinunciare agli 800 milioni potenziali (in realtà se ne incassano poco più di 650 milioni) che la Tari garantisce.
LE PERDITE
Una decisione ufficiale non è stata ancora presa, ma informalmente il Comune avrebbe già avvertito Ama, che a breve dovrà inviare gli avvisi di pagamento e che deve calcolare la tariffa. Va da sé che questa soluzione - legata a motivi di cassa - rischia di essere un boomerang politico. E non soltanto perché le famiglie pagano in media 378 euro le imprese quasi 5 mila, il 30 per cento rispetto alla media nazionale. La sindaca, poi, all’inizio della pandemia aveva promesso alle categorie non soltanto di sospendere ma anche di cancellare una parte del tributo. 
In questi giorni il ministero dell’Economia e l’Anci, l’associazione che raccoglie i sindaci, sta trattando un fondo ad hoc per rimborsare la Tari alle imprese e alle attività commerciali, dopo che l’Arera, l’autorità del settore, ha stabilito il principio che la tariffa per le utenze non domestiche (bar, ristoranti e negozi) sia ridotta in proporzione ai giorni di chiusura determinati dall’emergenza sanitaria. Su questo fronte, al momento, il Campidoglio avrebbe deciso soltanto che le categorie interessate possano presentare domanda di rimborso ad Ama tra settembre e ottobre, dopo il versamento della prima rata. Sul piede di guerra le associazioni dei commercianti: «È impossibile pagare la Tari le imprese sono al collasso», spiega il numero uno della Confesercenti Valter Giammaria. Dello stesso parere anche la Fipe Confcommercio: «Sarebbe un assurdo chiedere al settore il pagamento delle quote - rincara il presidente Luciano Sbraga - quando oggettivamente il lavoro si è fermato per due mesi e i rifiuti prodotti finora sono molto al di sotto di quelli dell’epoca pre-Covid. Confidiamo in una netta diminuzione delle quote».
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Luglio 2020, 00:38
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