Roma, Tari: lite sull’aumento il Comune contro l’ad Ama. Ma resta il nodo discarica

Tari, lite sull’aumento il Comune contro l’ad Ama. Ma resta il nodo discarica

di Lorenzo De Cicco
Nessun rincaro della Tari in vista, dato che la tassa sui rifiuti a Roma è già tra le più salate d’Italia. E a maggior ragione in questa fase, a un anno dalle elezioni per il Campidoglio, una partita che i grillini già devono giocare tutta in rimonta. Nonostante le parole dell’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, che ieri dalle colonne del Messaggero, ha parlato dell’aumento della tariffa come di una mossa «inevitabile», in assenza di un termovalorizzatore e di una discarica a stretto giro di posta, l’entourage di Virginia Raggi schiaccia sul freno. La sindaca finora ha escluso di ritoccare all’insù un balzello che per i romani è già oltremodo gravoso: 378 euro di media a famiglia nel 2019, contro una media nazionale di 300 euro. Spostare ancora più in alto l’asticella, con la città ridotta in queste condizioni, è da escludere. Così ragionano sia nel M5S romano che alla Direzione Rifiuti del Campidoglio, l’ufficio che sotto il controllo diretto di Raggi (che ha tenuto per sé la delega) gestisce la complicata partita dell’immondizia in città. 

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Non è il primo strappo tra la giunta grillina e Zaghis, nominato al timone dell’Ama due mesi e mezzo fa. Zaghis sta preparando un piano industriale che prevede un termovalorizzatore, parola tabù per i pentastellati. Eppure l’inceneritore è considerato indispensabile dal nuovo manager per chiudere il ciclo dei rifiuti. In alternativa, tocca portare l’immondizia fuori città. Ma costa. E nei prossimi anni, avverte Zaghis, l’esborso è destinato ad aumentare. Dato che la coperta è corta da qualche parte questi soldi tocca recuperarli. Dove? Dalla tassa. «Inviare rifiuti fuori costa sempre di più, di questo passo sarà inevitabile intervenire sulla Tari», le parole dell’amministratore di Ama nell’intervista pubblicata ieri su queste colonne. Dichiarazioni lette con un certo fastidio nella giunta grillina. Che però non ha sciolto finora il vero nodo: quanti e quali impianti realizzare a Roma per chiudere il ciclo dei rifiuti.

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Probabile che nel piano industriale di Ama, alla fine, lo scenario del rincaro della Tari sia presente, ma la giunta dovrebbe accantonarlo. Non va dimenticato che tra le città con oltre mezzo milione di abitanti, solo Napoli (455 euro di media a famiglia) fa peggio di Roma, che difatti negli ultimi anni ha leggermente sforbiciato le bollette. Genova è praticamente alla pari con l’Urbe (2 euro in meno). A Milano la tassa è più leggera (332 euro), lo stesso a Torino (339 euro) e a Palermo (309 euro). La media nazionale, come detto, è molto inferiore a quella della Capitale (300 euro), lo stesso la media regionale (325 euro) e anche quella del Centro Italia (299 euro), del Sud (351 euro) e del Nord (258 euro).

Resta il nodo degli impianti: l’Avvocatura del Campidoglio lavora al ricorso contro l’ordinanza di Zingaretti che obbliga il Comune a varare i siti di smaltimento, a partire dalla discarica di servizio. La Regione per ora si mantiene cauta sul commissariamento, che potrebbe scattare con qualche giorno di ritardo, tra mercoledì e venerdì della prossima settimana. Dalla Pisana sperano di avere il sostegno del ministro Costa, favorevole ai siti di stoccaggio, invisi invece ai grillini di Roma.
Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Dicembre 2019, 12:25
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