Fabbrica di tamponi falsi alle porte di Roma: decine di minori reclutati per assemblarli

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di Fabio Marricchi e Camilla Mozzetti

Con falsi marchi italiani e dell’Unione europea destinati ai Paesi Bassi e un giro di “manovali”, tra cui anche quattro minori, assoldati e chiusi in un capannone in disuso per otto ore al giorno a lavorare. Un traffico internazionale di tamponi rapidi per la diagnosi del Sars-Cov-2 è stato scoperto dal Comando provinciale dei carabinieri a Rignano Flaminio, piccolo Comune a quaranta chilometri da Roma, sulla Flaminia. I tamponi - 30 mila quelli sequestrati - provenienti probabilmente dalla Cina attraverso la Turchia, erano destinati a quanto sembra ai Paesi Bassi e venivano contraffatti mediante l’apposizione di una targhetta che indicava la provenienza dall’Unione europea e dall’Italia. Ad eseguire questo lavoro, per almeno otto ore al giorno, erano 38 giovani del posto o dei dintorni. E tra loro, secondo le indagini dei militari, è emerso anche il coinvolgimento di quattro ragazzi sotto ai 18 anni.

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L’INCHIESTA
Secondo le indagini condotte fino ad ora i ragazzi, assoldati nella zona tramite una sorta di passaparola che viaggiava anche su chat meno note rispetto a Whatsapp, venivano pagati 50 euro al giorno. I giovani minorenni venivano prelevati in diverse zone da auto private, mentre i più grandi si recavano al lavoro con i propri mezzi. La “trasformazione” dei tamponi avveniva in un capannone in disuso, una ex fabbrica di mobili in resina, nelle campagne alle porte di Rignano nella zona Monte del Casale. Una zona abbastanza appartata che non destava particolare attenzione. Ma qui, quei pochi residenti che ci abitano, avevano notato, da qualche settimana, fin dalle sei del mattino, un andirivieni di automobili e dei ragazzi, appunto, pure giovanissimi che entravano ed uscivano da quel capannone fermo ormai da anni. Cosa ci fanno quei ragazzi in un magazzino in disuso? Da qui sono partiti gli appostamenti e le indagini dei carabinieri della compagnia di Bracciano coordinati dai militari del Comando provinciale che hanno confermato lo stoccaggio e la contraffazione di centinaia di tamponi pronti a essere immessi sul mercato. 

 

I “promotori” della truffa sono due residenti del posto entrambi italiani: un uomo di 39 anni con precedenti e una donna di 72 anni denunciati ora a piede libero con l'accusa di tentata frode in commercio di tamponi rapidi per l'individuazione Covid-19.

Il 39enne insieme ad un altro romano di 44 anni è stato inoltre denunciato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Ha fatto scalpore in paese ieri pomeriggio la fila di ragazzi alla caserma dei carabinieri di Rignano in attesa di essere interrogati, così come il via vai di numerose auto dei militari arrivati anche dalla Capitale. Pare che dai minori coinvolti sia trapelato poco o nulla. Mentre gli interrogatori dei maggiorenni sono ancora in corso.

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IL SEQUESTRO
Il materiale, una quantità ingente di tamponi contraffatti - 17.750 kit completi di tamponi nasali in confezione originale ed altri 12.500 kit di test con indicazioni anche in lingua italiana e dunque già artefatti - è stato stoccato negli archivi del Comune di Rignano Flaminio che è stato nominato custode del materiale sequestrato. Si parla di almeno quattro camion comunali pieni di scatole contenenti tamponi. La consegna è stata effettuata al vicesindaco Vincenzo Marcorelli. La consigliera di opposizione, Patrizia Ciccozzi, ha annunciato un’interrogazione al consiglio comunale su questa incredibile vicenda: «Si tratta di un fatto gravissimo che sconvolge la nostra comunità – ha detto – dove si prefigura lo sfruttamento a nero di minori per fini illeciti. Su tutta la vicenda i cittadini hanno diritto di sapere. Attendiamo con fiducia l’esito delle indagini che le forze dell’ordine stanno eseguendo».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Agosto 2021, 10:53
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