Roma, spaccio e rapine da San Basilio a Ostia: il piano del Viminale in 28 zone

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di Alessia Marani
A Roma il ciclo del narcotraffico si apre e si chiude. Secondo il procuratore capo Michele Prestipino, nella Capitale «funzionano contemporaneamente», centinaia di piazze di spaccio, operative h24. Un’industria criminale che non si ferma mai. È su questo business che si intessono gli affari di mala che, a volte, finiscono per regolarsi a suon di piombo. Broker di lungo corso si offrono come mediatori per fare arrivare all’ombra del Cupolone carichi di droga dalla Spagna e dal Centramerica.

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In fondo il meccanismo è sempre lo stesso dagli anni ‘70 in poi. Con un salto di qualità avvenuto negli anni ‘90 quando i narcos romani scovano in porti e aeroporti (ma a volte sfruttano semplici approdi sulle spiagge laziali) i canali attraverso cui fare arrivare coca e hashish in quantità industriali. Su questa economia parallela e «multilivello» accende l’ennesimo faro il Viminale. E se i magistrati, ieri, nel corso della riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico che si è tenuto alla presenza della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ricordano che per dare risposte alla cittadinanza «servono maggiori risorse e tempi processuali più veloci», il Dipartimento della sicurezza mette in campo un piano di azione contro le aree maggiormente aggredite dal fenomeno. I mod, moduli operativi dedicati sperimentati negli ultimi mesi dal questore Carmine Esposito, saranno calibrati per andare a dare un segnale forte di presenza e controllo là dove pusher e organizzazioni criminali si sono impossessate di fette di territorio. Si comincerà lunedì e dalla zona Sud Est, la più “inquinata”. «Ogni giorno 250 uomini saranno in campo», giura Lamorgese. 

LE ZONE
Nell’attesa che entro il 2020 vengano assegnate ulteriori 550 unità alle forze dell’ordine capitoline, i servizi saranno coordinati tra Questura, Arma dei carabinieri e Polizia Locale. I maxi-pattuglioni riguarderanno Tor Bella Monaca, San Basilio, San Lorenzo, Pigneto, la Romanina, il Quadraro ma anche il Quarticciolo e Centocelle (area sotto attacco dopo i recenti roghi dolosi alle attività commerciali). Si proseguirà con il Corviale, Primavalle, Ostia, Acilia, Val Melaina e il Tufello. Senza trascurare zone nevralgiche dell’hinterland come Guidonia. L’intento è quello di andare a scardinare le cosiddette “piazze chiuse” quelle iperprotette con telecamere nei palazzi, bunker, e vedette in strada, dove il mercato funziona come un drugstore sempre aperto e in cui si trova di tutto. Dall’inizio dell’anno la sola Guardia di finanza a Roma ha sequestrato 609 chili di stupefacenti. Dati del Viminale parlano di un più 85 per cento di reati consumati a Roma in relazione allo spaccio. E se in alcuni quartieri, come nel II Municipio, segnano un meno 26 per cento, a Torbella, per esempio, il dato si impenna al più 63 per cento. Vale a dire che nella Capitale si sono formate enclave in cui consumatori sanno dove acquistare, mète di pendolari della droga ma anche basi per l’invio di pusher “a domicilio”, pronti a raggiungere ogni parte della città.
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Novembre 2019, 12:47
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