Scuola a Roma, caos aperture: «Doppie entrate e bus, il piano è da rivedere»

Scuola, caos aperture: «Doppie entrate e bus, il piano è da rivedere»

di Lorenzo De Cicco

Trillo rimandato: la campanella del 7 gennaio, nei licei del Lazio, non suonerà. Tutto rinviato, con buona probabilità, all'11. Incassato lo slittamento, i presidi tornano a chiedere di rivedere i doppi orari d'ingresso. E anche la Pisana adesso apre, dato che ci sarà più tempo per attrezzarsi. La Regione intanto ha messo a segno un punto. Nella giunta laziale da giorni ripetevano che non c'erano le condizioni per riattivare le lezioni in presenza, con decine di migliaia di studenti in movimento sui mezzi pubblici, perfino con le entrate scaglionati in due fasce. Per tutta la giornata di ieri il governatore Nicola Zingaretti ha alzato il pressing sull'esecutivo. «Rinviate la riapertura delle scuole o decideremo da soli lo slittamento», il senso del messaggio, secondo fonti del governo. Un ragionamento chiaro, che sembra passato, e che poggia soprattutto sui dati dei contagi: ieri con meno di 10mila tamponi, nel Lazio si è arrivati comunque a 1.334 nuovi infetti. Ed erano i risultati dei test di domenica, quando, come avviene in tutti i festivi, i drive-in e i laboratori lavorano a ritmi ridotti. Solo pochi giorni fa, venerdì, la regione aveva sfiorato quota 2mila positivi in 24 ore (1.913). Secondo gli esperti del Sistema sanitario non si sono ancora visti gli effetti delle tavolate delle feste, soprattutto di capodanno. Ecco perché alla Pisana è sempre prevalsa, in queste ore, la linea della massima prudenza.

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L'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, si è mosso per tempo. Il 2 gennaio ha lanciato un appello al governo: «Siamo nella fase più delicata della pandemia - aveva detto intervistato dal Messaggero - ci sono tre mesi invernali di fronte a noi, il problema non sono le lezioni in aula, ma tutto ciò che gira attorno alla scuola». In sintesi, per il responsabile della Sanità del Lazio, «pensare di ripartire, alle superiori, quando registriamo in Italia più di 20mila casi al giorno, non ha senso».
LE CRITICITÀ
Anche l'associazione dei presidi, a braccetto con gran parte dei sindacati dei prof, ha spinto per il rinvio. La Cgil ha chiesto che fosse «perlomeno di qualche giorno, per permettere agli istituti di attrezzarsi». Ecco allora le due ipotesi che già da ieri mattina circolavano alla Pisana: rimandare tutto a lunedì prossimo, l'11 gennaio, come poi avverrà, oppure al 18. Un'ipotesi di slittamento che il Lazio, non da solo, ha fatto arrivare informalmente al governo. L'alternativa era un'ordinanza regionale. Del resto la Pisana si è già mossa in autonomia: dalle mascherine obbligatorie all'aperto al coprifuoco.

Tutte misure con cui sono state anticipate, di fatto, le mosse di Palazzo Chigi e che, secondo gli esperti delle Asl, hanno permesso al Lazio di restare in zona gialla fino alla vigilia di Natale, quando tutto lo Stivale è diventato rosso (e per pochi giorni arancione).

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C'è anche un motivo prettamente organizzativo per cui molti istituti hanno insistito sul rinvio (con tanto di lettere): i presidi hanno provato a scongiurare fino all'ultimo l'entrata in vigore della doppia fascia d'ingresso, alle 8 e alle 10, considerata poco pratica. E molte scuole adesso hanno bisogno di tempo per mettere mano al nuovo assetto: studenti da dividere in blocchi, famiglie da informare, turni dei prof da rivedere. Le fasce poi potrebbero tornare in discussione: lo chiedono i presidi e anche in Regione non escludono che, col rinvio, possano esserci aggiustamenti. Oggi è in programma un vertice in Prefettura con il Provveditorato. «La strategia sui trasporti è ancora caotica, troppe cose non tornano», sostiene Mario Rusconi, capo dell'AssoPresidi.
L'AUTHORITY
Per il Garante dell'Infanzia del Lazio, Jacopo Marzetti, «aprire la scuola è sicuramente necessario ma è fondamentale che ci siano le condizioni. Soprattutto che venga assicurata la continuità didattica». Per il presidente dell'Authority, «una forzatura oggi a favore dell'apertura, per poi rischiare di terminare la didattica in presenza tra pochi giorni, sarebbe controproducente».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Gennaio 2021, 07:50
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