La grande storia che riaffiora dal lago di Albano. O meglio, dalle pendici del cratere vulcanico, all’ombra del delizioso borgo di Castel Gandolfo, nel cuore dei Castelli Romani. Quella che si tramandava dai racconti di nonni e bisnonni come una colossale caverna (rifugio durante le giornate terribili della Seconda Guerra mondiale) in realtà è una monumentale cisterna della prima metà del I secolo a.C. che scende in profondità per ben 22 metri. Una vertigine.
Una breccia nella vegetazione infestante, una finestrella ad arco, e la meraviglia nel ventre del costone. L’osservazione del terreno, esili indizi che solo l’occhio esperto sa interpretare e quel sano pizzico di fortuna che nelle imprese coraggiose aiuta. A intercettare per primi la cisterna colossale di 2100 anni fa (nei pressi di Via Antonio Gramsci) sono stati i ricercatori appassionati dell’associazione Arco di Diana (con in testa Riccardo Bellucci, considerato l'Indiana Jones dell'équipe).
Subito è scattata la collaborazione con la Soprintendenza. «Sono rimasta strabiliata, è gigantesca, non ha esempi simili nell’area. Sicuramente era una struttura collegata al famoso Ninfeo Dorico che sorge nella stessa zona: captava le acque delle sorgenti attorno al lago per alimentare i giochi d’acqua delle fontane», racconta l’archeologa Simona Carosi, responsabile della zona per la Soprintendenza per l'area metropolitana di Roma.
La suggestione è forte in questo vasto ambiente quadrangolare, largo 11 metri e lungo 15, rivestito di muratura in "opera incerta", la stessa del Ninfeo Dorico con cui era collegato da un sistema di canalette.
Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Marzo 2021, 15:00
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