Roma, nel Tevere pesci siluro da 100 chili: l’ultima sfida è catturarli

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di Flaminia Savelli

Sono ombre inquietanti e magnifiche. Nuotano sotto i nostri antichissimi ponti: i pesci siluro, Silurus glanis. La specie originaria del Danubio e che dal 1950 è stata introdotta in Italia in diversi fiumi tra cui anche il Tevere. Alcuni di questi esemplari possono raggiungere dimensioni titaniche, mostruose, sfiorando e (voci dei pescatori teverini) superando di 100 chili di peso. Una battuta di pesca al siluro può durare anche 10 giorni: «Pescarne un esemplare è una sfida con la natura. Quando ho iniziato ad appassionarmi e a navigare lungo il fiume in cerca del siluro, per i primi due anni non ho pescato nulla. Non ero riuscito neanche a vederne uno da vicino. Poi ho raffinato la tecnica e mi sono allenato», racconta Francesco Olivetti, 36enne romano. Un meccanico di professione ma che da 20 anni naviga le acque del Tevere a caccia del pesce siluro.

LE SPEDIZIONI

Sono battute perlopiù in solitaria ma negli ultimi anni questa particolare specie di pesce ha catturato l’attenzione di molti pescatori. Non è raro dunque che si organizzino per pescare insieme lungo il biondo Tevere. Il record segnato da Olivetti è di un pesce siluro lungo 2.47 per 100 chili. E per rendersi conto dell’impresa: «Peso 60 chili quindi, in quel caso, la vera sfida dopo averlo stanato e preso all’amo è stata tirarlo fuori dall’acqua». Un “ combattimento” tra l’uomo e la natura: «Una volta - ricorda ancora il pescatore - il pesce era così pesante che ha trainato la barca per mezz’ora.

Non riuscivo a tirarlo fuori dall’acqua e i pesci, di dimensioni e peso tanto imponenti, hanno una forza incredibile». Da quanto studiato, da ittiofagi (cioè divoratori di pesci più piccoli) comincerebbero a risucchiare con la loro grande bocca anche uccelli di medie dimensioni come anatre e germani. Non si registrano però se non rarissimi casi di uccelli catturati e divorati dai siluri del nostro biondo Tevere. Ma: «Sono cacciatori di fatto- spiega Olivetti- sicuramente tra gli esemplari più imponenti nei fiumi di acqua dolce». Una specie dunque molto vorace al punto di portare alla decimazione o completa estinzione di alcune specie ittiche locali come alborella, bottatrice, cheppia, lampreda, temolo, trota marmorata, luccio e persici reali. «È un pesce predatore, un cacciatore» conferma Olivetti.

 

LA “GARA”

Intanto la pesca sportiva per il pesce siluro sulle rive del fiume romano sta appassionando sempre più pescatori. «Quando ho iniziato, 20 anni fa- dice Olivetti- eravamo in pochissimi a cacciare i siluri. Oggi invece, gli appassionati sono tantissimi e non solo in Italia. In Europa, in Spagna per esempio, ci sono delle vere e proprie gare. Noi romani però difficilmente ci spostiamo. Inoltre una battuta di pesca può durare molti giorni, ecco perché sono attrezzato anche con la tenda per pernottare sulle sponde e quindi ripartire all’alba». La “caccia” al siluro dunque negli ultimi anni si è allargata. Tanto che Luigi Avantaggiato, un fotografo, per un anno ha seguito gli appassionati lungo il fiume: «Sono rimasto davvero colpito dal lavoro, dalla tecnica per pescare questi esemplari» spiega: «ma soprattutto dall’incontro con questa specie davvero singolare di pesce». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 14:43
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