Roma, riapre la Galleria nazionale d'Arte moderna tra sculture-panchine, tappeti-videogiochi e arte Astratta

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di Laura Larcan
Una ventina di persone circa, appassionate e curiose, sono entrate stamattina alla Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Valle Giulia. «Erano in crisi d’astinenza», racconta la direttrice Cristiana Collu che con l’emozione nella voce ha riaperto i grandi portoni del museo. Il primo museo di Roma e d’Italia, dopo il lockdown per il coronavirus. «Eravamo pronti, all’appuntamento non poteva mancare la Galleria. Abbiamo riaperto e fatto qualcosa di più. Non solo tutte le sale del museo, ma anche una mostra dal titolo A Distanza Ravvicinata, un nuovo allestimento nella sala delle Colonne, il nostro spazio pubblico, aperto, accessibile senza il biglietto, e una grande installazione all’esterno, ai piedi della scalinata, dove la scritta Open diventa un luogo di vita, dove ci si può anche sedere». Cristiana Collu lo racconta in videoconferenza, mentre alle sue spalle il museo prende vita.

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«Il museo torna ad essere uno spazio pubblico dove ricostituire le relazioni della comunità», dice. Accompagna il pubblico alla scoperta della “rinata” Galleria. Fuori, all’esterno, ai piedi del sagrato della Galleria, la grande scritta Open, «qualcosa di visivo, ma anche di vitale, una seduta, un oggetto di design, la prima forma di accoglienza ai visitatori, un nuovo inizio». Salite le scale, si incontra il dispenser di gel igienizzante, dove disinfettare le mani. Poi, muniti di mascherina, si entra al museo in qiuesta giornata di festa. Si raggiunge l’imponente Salone delle Colonne trasfigurato dal Tappeto a terra e nuovi arredi, come i sofà vintage anni ‘30, originali della Galleria.



 


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«Il tappeto è ispirato ai pavimenti delle cattedrali, evocando gli schemi dei marmi, ma anche il motivo di un labirinto e gli scenari di videogiochi», racconta Collu. Da qui si entra nel grande salone espositivo dove spicca la mostra “A Distanza Ravvicinata”: «Abbiamo ripensato il salone con una trentina di opere della collezione che non erano esposte da tempo, e poco conosciute», spiega la direttrice. Sfilano Afro, Burri, Colla, Scialoja, Mirko, Sassi, Angeli, Magnelli, mentre a terra si incontrano tre sculture di Pascali, Melotti, Consagra. La mostra esplora il senso dell’astratto e dell’astrattismo, il primo slancio del movimento attraverso gli anni ‘60 del Novecento. La mostra resterà visibile fino a ottobre.

Come si è preparata la Galleria alla riapertrura? «Rispettando tutti i presidi di sicurezza - dice Collu - Gli spazi della galleria sono privilegiati perché ampi e ariosi.
Il percorso è sì unidirezionale, ma nei nostri saloni le traiettorie si mescolano. Ma è la riappropriazione dello spazio esterno ad essere protagonista, l’installazione Open è il primo passo di riavvicinamento». Biglietto consueto e stessi orari. Alle 9 del mattino, il primo visitatore. «Abbiamo fatto uno sforzo incredibile per essere in campo in questo periodo. Riaprire è un nuovo incizio, e per me è come essere di nuovo nell’ottobre del 2016 quando tutto è iniziato. Riaprire con una nuova mostra, poi, ha un ulteriore significato. Cercheremo di rispettare il programma e chissà che non faremo una call alle arti per raccontare questo periodo storico».

Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Febbraio 2023, 20:57
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