Voleva un lavoro, sognava un posto fisso. E come il cocciuto Checco Zalone in Quo Vado, emblema dell’italiano alla ricerca dello stipendio sicuro, ha letteralmente fatto carte false per averlo. È così che Giovanni F., romano e disoccupato a 36 anni nonostante un titolo di studio da geometra, nell’estate del 2016 si è deciso a fabbricare una lettera di raccomandazione per assicurarsi un colloquio in un ente pubblico. Ha scaricato dal web una lettera intestata della Regione Lazio e l’ha trasformata, di proprio pugno, in una segnalazione strappalacrime a firma del governatore Nicola Zingaretti. «Professionista affidabile e instancabile bisognoso di lavorare», recitava in sintesi la falsa lettera di raccomandazione consegnata insieme al curriculum a LazioCrea, una delle società della galassia regionale. La lettera, però, ha portato il giovane dritto a processo che, solo per un cavillo, si è concluso con l’assoluzione dalla contestazione di falso in atto pubblico e contraffazione di sigillo.
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Il documento
La lettera non è stata considerata dal giudice un atto pubblico, ma un falso in una scrittura privata, reato ormai estinto, mentre la contraffazione del sigillo della Regione, per stessa ammissione degli investigatori che avevano raccolto la denuncia di Zingaretti, non era stata accertata, forse perché si dava per scontata.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Agosto 2021, 00:13
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