Roma, rissa al cimitero Flaminio: protesta per la chiusura

Rissa al cimitero Flaminio: protesta per la chiusura

di Alessia Marani e Francesco Pacifico

Una lunga fila di carri funebri nella mattinata davanti all'ingresso del cimitero Flaminio, ai quali è vietato consegnare le salme. Familiari che tappezzano le strade di Roma con manifesti per «chiedere scusa ai genitori defunti», visto che non riescono a dare loro una degna sepoltura. E le agenzie che già da domani sono pronte a organizzare, per protesta, un imponente corteo funebre davanti al Campidoglio nel tentativo di sbloccare una situazione vicina al collasso. Nuova giornata di tensioni, ieri, al camposanto di Prima Porta, sulla Flaminia. Con una email alle pompe funebri - a Milano per lo stesso provvedimento è stata emessa un'ordinanza del sindaco - l'ispettorato di Ama aveva comunicato che da ieri non sarebbe stato più possibile conferire i feretri con le salme da mandare ai forni crematori. Nonostante questo, gli operatori hanno provato lo stesso a portare le bare. È quasi scoppiata una rissa tra i dipendenti di Ama e gli autisti dei carri; con l'arrivo di alcuni parenti dei defunti sono stati chiamati i carabinieri. Per evitare che la situazione degenerasse (come avvenuto giovedì scorso con l'aggressione negli uffici della palazzina A), il direttore dei cimiteri di Ama, Fabrizio Ippoliti, ha concesso una moratoria di 24 ore e permesso ai carri di traslare 38 bare.

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I tempi

Nonostante le rassicurazioni di Ama e il silenzio del Comune, continua l'emergenza nei cimiteri capitolini. Per cremare un proprio caro si devono attendere anche più 40 giorni, vuoi per l'alto numero di decessi causati dal Covid, vuoi perché negli anni non sono stati costruiti nuovi forni. Risultato? In questi giorni si inceneriscono le salme conferite a metà marzo, mentre gli impianti riescono a effettuare la metà delle operazioni (una trentina) che potrebbero fare.

Tanto che Ama ha comunicato alle pompe funebri persino lo stop alla giacenza dei feretri, perché non ci sono più posti nelle celle refrigerate. E la situazione non è migliore per le sepolture: stanno finendo i lotti disponibili a Prima Porta, non viene autorizzato l'allestimento di un nuovo campo e vanno a rilento le esumazioni poiché gli operai sono pochi. Congestionati anche il Laurentino e il Verano. «Eppure - spiega Fabrizio Fabozzi, titolare di un'impresa funebre e già presidente Federcofit - il problema delle cremazioni si potrebbe risolvere portando i corpi negli impianti fuori Roma. Ma Ama e Comune ci mettono oltre un mese per autorizzare i trasferimenti. E con questi tempi, gli altri impianti non accettano di lavorare con noi». C'è poi la beffa dei costi per le famiglie: 400 o 500 euro in più per il trasporto. Secondo le agenzie solo da lunedì Ama dovrebbe tornare ad accettare feretri per le cremazioni. Ma ieri nella tarda serata, in extremis, la municipalizzata ha fatto sapere di poterne accogliere almeno 50 già da oggi. Per domani o, al massimo venerdì, le ditte del settore hanno ideato una protesta emblematica: dirigersi in corteo funebre sotto il Campidoglio. Domani i disagi in città con la protesta degli NCC sotto il ministero dei Trasporti, sarebbero pesanti.

La situazione per i romani che perdono un proprio caro si fa insostenibile. Oberdan Zuccaroli, amministratore di un'azienda di affissioni, mai avrebbe pensato di usare i suoi schermi per gridare il proprio dolore e salutare sua madre Ernesta Magri, morta per un infarto l'8 marzo. «È passato più di un mese e non posso portarle nemmeno un fiore sulla bara. La cosa ancora più assurda - dice - è che il 9 gennaio ho perso anche la mia adorata zia Maddalena e anche la sua salma, da allora, aspetta a Prima Porta. Mancano gli operai? Si faccia intervenire l'Esercito o almeno la protezione civile. Mia madre ha lavorato come sarta per far campare cinque figli, è stata una donna straordinaria. Lei e tanti altri non meritano tutto questo».
 

 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 09:42
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