Roma, mancano le ambulanze: il 118 chiede in prestito i veicoli dell'Esercito

Attese fino a 7 ore, l'Ares sollecita l'aiuto dei mezzi di soccorso militare

Mancano le ambulanze: il 118 chiede in prestito i veicoli dell'Esercito

di Fernando Magliaro

«Chiamo l'esercito» e non è un'imitazione di Gianni Alemanno ai tempi della nevicata su Roma del 2012, ma l'ultima mossa del 118: chiamare l'esercito e chiedere le ambulanze militari per cercare di sopperire alla carenza di quelle bloccate nei pronto soccorso che scoppiano. Attese ancora lunghissime - a volte ancora nell'arco di sei/sette ore - e decine di mezzi bloccati: alle sette di ieri mattina, orario di fine del turno di notte, c'erano ancora 105 chiamate in attesa e 45 ambulanze bloccate. Subito dopo pranzo si stava a 37 mezzi fermi in coda ai pronto soccorso e 75 chiamate in attesa. Rispetto, però, ai numeri delle ultime 48 ore - fino a 128 chiamate in attesa e 47 mezzi fermi - si registra un piccolo miglioramento che, però, in Regione non considerano sufficiente. Per cui è partita la ricerca di ulteriori mezzi da utilizzare. Le ambulanze vengono fermate nei pronto soccorso quando il paziente che viene portato in ospedale non trova un posto letto, neanche uno strapuntino, ed è costretto a rimanere sulla barella. A quel punto, mezzo ed equipaggio rimangono fermi lì, fino a che la barella non si libera.

COVID E CALDO
Pronto soccorso al collasso per la nuova impennata del Covid, per il caldo asfissiante, per gli incendi delle ultime ore e, quindi, tutti o quasi fermi. Arriva il piano di emergenza di Regione e Ares 118: intanto è partita la discussione con i sindacati per raddoppiare la durata dei turni di servizio degli equipaggi, da 12 a 24 ore. Poi, è partita la richiesta all'esercito per disporre anche delle ambulanze militari. In più, analoga richiesta è partita anche diretta alle società di ambulanze private.

Solo che ci sono da risolvere un bel po' di problemi legati alla presenza a bordo degli infermieri. Un infermiere è il responsabile della dotazione generale del mezzo, sia farmaci che strumenti. Quando inizia il turno deve completare il controllo di tutto ciò che è a bordo dell'ambulanza e lo stesso quando smonta di servizio, passando poi la lista al sostituto. E, proprio perché ne è responsabile, un infermiere non può lasciare incustodita l'ambulanza su cui presta servizio. Solo che di infermieri liberi non se ne trovano più. Per cui, dopo un tentativo a vuoto di chiedere ai privati il kit completo, ambulanza, autista e infermiere, 118 e Regione hanno ripiegato su un più semplice dateci ambulanza e autista e l'infermiere lo mettiamo noi. Solo che rimane da risolvere intanto il problema di come gestire l'ambulanza bloccata: l'infermiere a bordo non può limitarsi a lasciarla incustodita per salire su un'altra. E poi il problema dell'assicurazione: un infermiere pubblico su un mezzo dell'esercito o su uno privato non è coperto da assicurazione. Dalla Regione spiegano che la situazione è leggermente migliorata e che queste - ambulanze private e dell'esercito - sono misure assolutamente emergenziali, proprio come avvenne nella piena emergenza Covid, necessarie a mitigare gli effetti della particolare pressione sui pronto soccorso.

LE POLEMICHE
Dal 118 arrivano altre conferme sulle difficoltà generali di tutto il sistema dell'emergenza sanitaria. Attacca a testa bassa ancora la Lega. Dalla Pisana, Claudio Durigon, Laura Cartaginese e Pasquale Ciacciarelli sparano alzo zero sulla Giunta Zingaretti. Per il capogruppo del Carroccio, Angelo Tripodi, «la disorganizzazione del sistema sanitario sta producendo il blocco delle ambulanze dovuto alla mancanza dei posti letto. La ricerca di nuovi mezzi privati si tradurrà in una nuova spesa sanitaria aggiuntiva. Un fallimento che dura da 10 anni».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Luglio 2022, 09:56
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