Rifiuti, emergenza igienica: Roma ha solo quattro mesi per salvarsi

Rifiuti, emergenza igienica: Roma ha solo quattro mesi per salvarsi

di Mauro Evangelisti
Sui rifiuti ieri pomeriggio c’è stata una durissima contestazione alla sindaca Raggi che parlava della crisi di Ama: le minoranze (Pd, Fdi e l’ex M5S Grancio) hanno abbandonato l’aula, al grido «vergogna, dimettiti», sostenute dai lavoratori di Multiservizi. Cosa sta succedendo a Roma? «Emergenza igienica». Un luminare come Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto superiore della Sanità e rappresentante per l’Italia all’Oms, traccia i confini della inarrestabile crisi dei rifiuti di Roma. Una definizione che, se non si agisce in fretta, è l’anticamera dell’emergenza sanitaria.

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La situazione è grave: la sindaca Virginia Raggi ha telefonato al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, mentre il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa ha anticipato che nel dl clima sarà inserita una norma in aiuto di Roma. Probabilmente servirà a velocizzare la realizzazione degli impianti di compostaggio (sono necessari, ma non sufficienti, visto che lavorano solo la frazione organica). Ieri la Regione Lazio ha ratificato l’accordo che consentirà il conferimento e il trattamento di circa 5.500 tonnellate al mese nella Marche, in aggiunta a quelli che andranno in Abruzzo.
 
 

C’è un problema: saranno trattati negli impianti di quelle regioni, ma gli scarti prodotti torneranno nelle discariche laziali. E quella in provincia di Roma, a Colleferro, che ogni giorno riceve mille tonnellate di scarti della Capitale, il 31 dicembre chiude. Per questo, alla richiesta della sindaca di proroga l’ordinanza “salva Roma” fino al 31 gennaio, sostenuta anche dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il governatore Nicola Zingaretti e l’assessore regionale Massimiliano Valeriani, replicano: «Possiamo prorogare l’ordinanza, ma non può essere per sempre».

La Raggi - sarà ripetuto da Zingaretti mercoledì nel vertice di mercoledì con ministro e sindaca - dica quali impianti intende realizzare perché l’ordinanza non può essere rinnovata per sempre, senza soluzioni strutturali Roma sarà eternamente in crisi. Va ricordato che il piano regionale dei rifiuti prevede una discarica nel territorio di Roma (o quanto meno richiede l’autosufficienza), mentre anche Costa, in una intervista al Messaggero, ha detto che serve «un centro di stoccaggio dove tenere gli scarti per due o tre anni». Finora la Raggi ha detto no a tutto, non ha risposto neppure al piano di impianti (a partire dall’avvio di un tritovagliatore mobile da 800 tonnellate giornaliere) proposto dal Cda che lei stessa aveva nominato e che il primo ottobre si è dimesso.

MERITI
L’inerzia, però, sta portando al baratro. Come già avvenne a giugno e luglio, sulle strade stanno tornando i cumuli di rifiuti, per ora a macchia di leopardo ma con l’aggravante dell’ennesimo trauma di Ama: il consiglio di amministrazione voluto dalla Raggi per guidare l’azienda dei rifiuti ha lasciato e denunciato di essere stato abbandonato dal Campidoglio. Il fatto che la sindaca abbia affidato l’azienda, in questa fase drammatica, a un attivista del Movimento 5 Stelle, Stefano Zaghis, senza alcuna esperienza nel settore, non promette nulla di buono.

Ed è la stessa sindaca, tra le contestazioni (e oggi Salvini manifesterà sotto il Campidoglio), a dire: «Avremo un picco di rifiuti a Natale, che non vuol dire 24 e 25 dicembre ma fino a metà gennaio, ci serve un provvedimento fino al 31 gennaio». La Raggi chiede che l’ordinanza che impone agli impianti del resto del Lazio di accogliere i rifiuti romani, già firmata da Zingaretti quest’estate e prorogata fino al 14 ottobre, sia prolungata fino alla fine del mese di gennaio.

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ieri piccato ha risposto alla sindaca che aveva detto di essere rimasta senza aiuti («non abbiamo mai lasciato sola la sindaca, lo dicono gli atti, ho le carte firmate da tutti i componenti della cabina di regia tecnica»), ma ha anche aperto alla proroga dell’ordinanza. Parlando a un convegno organizzato dalla Cgil, ha spiegato: «La vicenda Ama non dipende né dalla Regione né dal ministero - altra stoccata alla sindaca, perché è come dire “i guai dell’azienda dei rifiuti li ha creati tu” -. Io ho chiesto una cabina di regia politica, senza lasciare solo nessuno, appena si insedia il nuovo ad, stiamo ragionando per definire un’ordinanza che tenga conto anche di queste vicende e che vada oltre il 15 ottobre». In sintesi: il piano per salvare il Natale prevede una nuova ordinanza che imponga agli impianti delle altre province di accettare i rifiuti romani e gli accordi con Marche e Abruzzo. Ma sono solo cerotti.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Ottobre 2019, 13:49
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