Covid, operazioni urgenti nelle cliniche private: piano per gli ospedali, nel Lazio 80.000 pazienti in attesa

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di Francesco Pacifico

La sanità pubblica bussa a quella privata per non andare in tilt. E lo fa per effettuare tutte quelle operazioni chirurgiche per pazienti no Covid - le liste d'attesa parlano tra Roma e Lazio di circa 80mila interventi per altrettanti pazienti - che non si sono riuscite a fare. Vuoi perché negli ospedali pubblici non ci sono più posti letto disponibili - ne sono stati trasformati e destinati ai malati di coronavirus circa 3mila - vuoi per limitare i pericoli di contagio.
S'inizierà già a dicembre per recuperare il tempo perduto, dopo che la Regione Lazio ha lanciato a novembre in una determina la possibilità per le singole aziende ospedaliere di effettuare intese con le cliniche.

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Nel progetto, soltanto sulla Capitale, dovrebbero essere coinvolte quasi una trentina di strutture private e l'obiettivo a regime è di far fare nelle loro sale operatorie circa 300-400 interventi al mese.
IL DEFICIT SANITARIO
Secondo Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici, «la vera grande eredità del Covid sarà quella del deficit di sanità per i malati cronici non contagiati. Oggi, soprattutto perché si differisce ciò che non è urgente, non fanno screening di controlli sulle terapie in corso oppure rinviano degli interventi non gravi. Che però rischiamo di minare la loro salute. Dai nostri calcoli, circa 2 milioni di pazienti nel Lazio non si stanno curando e pagheremo caro, non soltanto in termini economici, questi ritardi». Aggiunge Pier Luigi Marini, direttore dell'Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) e primario al San Camillo: «Nell'ultimo monitoraggio fatto a settembre erano circa 600mila i pazienti in attesa di essere operati. Da allora la situazione è soltanto peggiorata, anche perché non è ripartita di fatto l'attività in oncologia».


La determina della Regione prevede che gli ospedali mandino nelle cliniche (quelle già accreditate e quelle fuori da questo perimetro) le loro equipe per le operazioni (urgenti e non urgenti), che non si riescono a effettuare nelle proprie strutture. Il costo non sarà a carico del paziente, ma del servizio sanitario nazionale, con la struttura che riconoscerà all'azienda ospedaliera anche un rimborso del 15 per cento per le cure già effettuate.
In sostanza, la giunta Zingaretti è sicura che quest'operazione sarà a costo zero per le casse pubbliche, visto che i privati non hanno esaurito il plafond di risorse per le cure da erogare in convenzione.

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In un primo tempo spazio agli interventi di chirurgia di elezioni in ambiti come l'ortopedia, l'otorinolaringoiatrica, la chirurgia plastica, urologia, chirurgia maxillo facciale, quella generale e l'oculistica.

Parliamo, quindi, di interventi alle tonsille, appendiciti, riduzione e composizione di fratture o cateratte. Ma non si esclude in un prossimo futuro di estendere il programma anche agli interventi oncologici.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Novembre 2020, 10:12
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