Nemi fa rivivere dopo due secoli e mezzo il santuario di San Michele Arcangelo

Nemi fa rivivere dopo due secoli e mezzo il santuario di San Michele Arcangelo

di Tiziano Pompili

Una celebrazione a distanza di 250 anni. Ieri è stata officiata una messa al sacro speco dell’eremo di San Michele Arcangelo, sulla conca del lago di Nemi. Un antico santuario scavato nella roccia, risalente tra il 1400 e il 1600, con testimonianze anche antecedenti come attestano esperti di storia antica e delle religioni. Un’area di culto rimessa a nuovo di recente con un restyling da parte del Comune e della parrocchia durato alcuni mesi che ne ha “riportato in vita” il percorso archeologico e il sentiero naturalistico. A celebrare la liturgia nel luogo che si trova nel bosco al di sopra del tempio di Diana, sono stati don Gualtiero Isacchi, uno stretto collaboratore del vescovo della diocesi di Albano Vincenzo Viva, e il parroco di Nemi padre Vincenzo Pennella, alla presenza di alcuni fedeli e ospiti. «Un evento storico e fortemente spirituale» ha detto padre Pennella.

Presente alla liturgia anche il sindaco Alberto Bertucci che è stato tra i primi promotori del restauro. La data di ieri è stata scelta in quanto il 29 settembre ricorre la commemorazione del patrono San Michele Arcangelo, protettore di boschi, farmacisti, commercianti, polizia. L’eremo è innestato in un grande sperone di roccia lavica, lastricato in peperino: una cornice naturale magnifica per sentirsi in sintonia con il divino.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Settembre 2021, 11:48
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