Incendio a Roma, i residenti della Balduina e la notte da incubo. «Bruciano occhi e gola, incuria e abbandono»

La desolazione di chi abita in zona. «Era un’oasi verde che ora è un’oasi nera»

«Bruciano occhi e gola». Incendio a Roma, la notte da incubo dei residenti

di Fernando Magliaro

Paura, dolore e rabbia: questi i sentimenti dei residenti a Balduina dopo il rogo che, ieri, ha semidistrutto il Parco del Pineto. Il giorno dopo è prima di tutto una notte passata fra il fumo acre, la cenere che si deposita su balconi e giardini, la gola e gli occhi che bruciano. Il via libera per rientrare nelle case minacciate dal fuoco è arrivato poco dopo le undici di sera. Verso la tarda mattinata, dai balconi di via Papiniano - che affaccia sul Parco del Pineto - i residenti vedono un primo rogo in lontananza. «Ma piccolo», spiega Carlo Pileri. «Chiamo i vigili del fuoco ma non arrivano. Dopo due ore, il fronte del fuoco si avvicina. Iniziano le chiamate sempre più concitate fino a che dobbiamo lasciare le case».

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Incendio nel parco del Pineto, lambiti palazzi

Le tracce del rogo arrivano a lambire le mura perimetrali di alcuni palazzi. Va a fuoco un ex centro di riabilitazione per bambini poliomielitici chiuso da anni e riadattato a sede della protezione civile con tanto di cisterna per consentire agli elicotteri di attingere l’acqua per spegnere i roghi. «A quel punto abbandoniamo tutto, prendo Vladi (il gatto), lo carico nel trasportino, prendo la macchina e mi allontano a distanza di sicurezza. Arrivano polizia e carabinieri. Ma, nonostante le ripetute chiamate ai pompieri, a tutti, carabinieri compreso, viene risposto che non ci sono altri mezzi disponibili e che quelli esistenti sono tutti già impegnati al Pineto. Io ho preferito rimanere a dormire da mia sorella piuttosto che rientrare qui con la puzza».

 

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Il rogo va avanti per ore e si mangia piano piano tutto: i resti di questo polmone verde sono solo ceneri ancora fumiganti e ancora, per le strade di Balduina si incrociano i camion della Protezione Civile che fanno rifornimento di acqua ai bocchettoni di emergenza. «È un dolore immenso - dice Rachele Tagliacozzo - perché io questo parco l’ho sempre vissuto insieme con i miei cani tutti i pomeriggi».

Incendio, rabbia dei residenti

I residenti dei vari palazzi si fermano a discutere a ogni crocicchio: «La questione è l’incuria.

Qui era tutto secco, pieno di immondizia e c’è voluto poco per mandarlo a fuoco». Un po’ tutti hanno sentito che le indagini puntano decisamente verso la pista dell’incendio appiccato «però se il Comune facesse le pulizie le conseguenze avrebbero potuto essere meno pesanti». L’odore di bruciato, misto di legno e plastica, si sposta con il variare del vento: ieri pomeriggio, anche a Pineta Sacchetti e a Talenti, pioveva cenere come a Pompei nel 79 dopo Cristo. Poi, a metà pomeriggio, il vento cambia e le ceneri vanno altrove, insieme alla puzza. Sintetizza lo sfacelo e il senso di desolazione Pietro Bassi: «Era un’oasi verde che ora è un’oasi nera».

 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 17:07
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