Granchio blu, è invasione a Fregene e Focene: «Strage di vongole e telline»

L'animale si è stanziato alla foce del fiume: l'unico modo per contenerlo è pescarlo

Granchio blu, invasione a Fregene e Focene: «Strage di vongole e telline»

di Giampiero Valenza

Pochi giorni fa, sulla spiaggia di Focene, lo strano ritrovamento: tante telline in spiaggia distrutte, come se fossero state morse. Per i pescatori quella è una firma del loro assassino: il granchio blu, la specie aliena che ora si trova anche sul Tirreno laziale. E sarebbe stato lui, con le sue chele, ad averle colpite. Il mollusco, originario dell'America, ora ha preso d'assalto il Mediterraneo, e qui si trova senza alcun predatore, se non l'uomo che può solo contenerne la sua crescita attraverso la pesca. È un animale particolarmente ghiotto di gasteropodi e bivalvi, quindi vongole, cozze e telline. «Può mettere a rischio proprio la classica produzione delle telline romane - tuona Gennaro Del Prete, presidente di Pesca Romana e coordinatore regionale di Federpesca - A Focene c'è stata una grande moria di telline, le abbiamo viste spezzate in due». I granchi blu sono stati avvistati per la prima volta tra Fregene e Focene a fine settembre dello scorso anno. Complice anche il riscaldamento climatico, la salinità del Tirreno, e il particolare ambiente alla foce del fiume Tevere, hanno trovato il loro habitat adatto per riprodursi in massa. Dopo un anno ormai si può parlare di invasione in grado di mettere a rischio la stessa pesca delle telline, uno dei prodotti per eccellenza del mare della Capitale.

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LE UOVA
Secondo alcuni studi, la femmina di granchio blu può arrivare anche a deporre tra due e otto milioni di uova per covata. E dalla sua, ha anche un'altra particolarità: la riproduzione ha due momenti ben distinti. In sostanza, la femmina può accoppiarsi solo una volta nella sua vita e conservare gli spermatofori, anche fino a un anno. Una pratica, quella delle femmine, che si è così tanto evoluta che, in sostanza, riescono ad autoinseminarsi dopo tempo. «L'habitat del fiume Tevere ben si presta a questo genere di animale, è una sua zona ideale per la crescita», spiega la biologa marina Lucrezia Clienti, dell'Irbim, l'Istituto per le risorse biologiche e biotecnologie marine del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche.

Lei è tra le maggiori esperte in Italia proprio di granchio blu. «Ha chele possenti, per questa ragione abbiamo coordinato un progetto di ricerca per creare attrezzi innovativi per la sua pesca selettiva, che finora è l'unico modo che abbiamo per contenerne lo sviluppo - sottolinea - Le femmine preferiscono le acque più salate, infatti vanno in mare aperto per andare a deporre le uova. I maschi invece amano quelle più dolci. Si riparano nei golfi, negli estuari, nelle lagune».

 


IL CONTENIMENTO
L'unico sistema per cercare di contenerne il numero, come detto, è pescarli. L'unico suo predatore, nel Mediterraneo, è l'uomo. Ecco perché per i pescatori si può aprire un nuovo affare, in grado di limitare lo sviluppo di quella che è una specie aliena. Al Cnr stanno già studiando come replicare un po' nel resto d'Italia le venete moeche, i granchi che in fase di muta vengono pescati mentre abbandonano il rivestimento e sono particolarmente morbidi. «Due volte l'anno i granchi blu vanno in muta - aggiunge la studiosa - Grazie alle nostre ricerche abbiamo imparato a vederne i segni di pre-muta e sarà possibile quindi avere moeche di granchio blu». Se da una parte le telline sono più a rischio perché si trovano davanti a un predatore tutto nuovo, dall'altra c'è da aspettarsi che sulle tavole dei ristoranti romani possano arrivare i granchi blu.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Settembre 2022, 12:02
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