Epatite bambini, nel Lazio secondo caso: ricoverata una bimba di 8 mesi

La piccola ricoverata al Bambino Gesù: «Sta bene, è fuori pericolo». L’assessore D’Amato: «Nessun allarmismo, ma l’attenzione resta alta»

Epatite pediatrica, secondo caso nel Lazio: ricoverata una bambina di 8 mesi

di Giampiero Valenza

È una bimba di 8 mesi, ricoverata al Bambino Gesù, il secondo caso nel Lazio di epatite acuta con cause per ora sconosciute. Un approfondimento del suo caso clinico è in corso. A segnalarlo è il Seresmi, il Servizio regionale delle sorveglianze delle malattie infettive. «Nessun allarmismo, ma rimane alto il livello di attenzione del Sistema regionale di sorveglianza», ha commentato l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. «La bimba di otto mesi è giunta alla nostra osservazione da breve tempo. Ma sta bene, è fuori pericolo. La situazione è pienamente sotto controllo», rassicura Federico Perno, virologo clinico e responsabile della Microbiologia e Diagnostica di Immunologia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

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LEGAMI CON LA PANDEMIA

Ma c’è una connessione con la pandemia di Covid-19? «Ciò che possiamo dire è che l’infezione da Sars Cov-2, non la vaccinazione, potrebbe in qualche maniera essere coinvolta direttamente o indirettamente in questa patologia, o a causa del virus o a causa della memoria immunitaria che potrebbe essere stata alterata da questo rapporto molto lontano con tanti altri virus che sono tornati ad aggredire - prosegue Perno - Di sicuro posso dire che non è coinvolto il vaccino. La gran parte dei bimbi che ha avuto questa sintomatologia nel mondo ha un’età media molto bassa e non sono vaccinati. Quindi, sicuramente possiamo escludere che ci sia un legame tra la vaccinazione anti-Covid e questa patologia». «Credo che in questo momento la cosa intelligente, visto che la fascia d’età interessata va da un mese a 16 anni, è quella di predisporre un accordo strategico tra l’ospedale pediatrico Bambino Gesù e lo Spallanzani per mettere insieme le eccellenze ed expertise per arrivare a capire bene cosa sta succedendo, l’origine di queste epatiti e quale è la gestione clinica più efficace», ha proposto il direttore generale dello Spallanzani Francesco Vaia.

 

LA SITUAZIONE

Il primo caso della Regione è stato curato all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

Il malato era un bimbo di 5 anni, le cui analisi sono state poste anche all’attenzione dei medici dello Spallanzani, che stanno lavorando sull’analisi gemomica. «Oggi il bambino sta bene, ha solo una “bronchitella” ma le transaminasi sono tornate nella norma», ha detto Riccardo Lubrano, primario della pediatria dell’ospedale pontino. Un allarme sull’epatite acuta pediatrica dalle cause sconosciute non c’è. Oggi, come ha spiegato Annamaria Staiano, presidente della Sip, la Società italiana di pediatria, non c’è «un vero e proprio allarme sulle epatiti acute pediatriche con causa sconosciuta». «Per il momento siamo ancora in una situazione abbastanza tranquilla nel Lazio. Capita però che i genitori vengano allo studio per chiedere informazioni sui segni della malattia», spiega Teresa Rongai, segretario del Lazio della Fimp, la Federazione italiana dei medici pediatri. In caso di dubbio il primo passo da fare è comunque chiedere al pediatria.

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«Tra i sintomi dell’epatite c’è la febbre, un po’ come in tutte le infiammazioni. La malattia porta anche l’ittero, cioè la colorazione più gialla della cute. Le urine diventano più scure, e rimane uno stato di malessere generale molto importante». Per arrivare alla diagnosi ci sono esami che permettono di scoprire l’epatite. Tra queste, l’analisi del sangue con «le transaminasi, che aumentano quasi di dieci volte rispetto ai valori normali», prosegue la pediatra. Al momento in Italia si contano 11 segnalazioni di questa epatite pediatrica «delle quali - ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri - due rispondono alla definizione di caso fornita dall’Oms, per altre quattro si attende l’esito degli approfondimenti, e due riguardano adolescenti di età superiore ai dieci anni, per uno dei quali si è reso necessario il trapianto di fegato».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Aprile 2022, 11:58
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