Dpcm anti Covid. Movida, il Comune di Roma studia la stretta: zone rosse nelle piazze a rischio

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di Alessia Marani

Adesso la sindaca Virginia Raggi valuterà se e quali vie o piazze chiudere in città a partire dalle nove di sera per scongiurare assembramenti, disponendo una sorta di coprifuoco anti-movida. Il Campidoglio ha fatto sapere, sulla scorta di quanto dispone il nuovo Dpcm del governo, che aspetta di leggere con attenzione il provvedimento prima di disporre eventuali misure dirette soprattutto ad arginare il fenomeno nel fine settimana. «I sindaci dovranno disporre chiusure e restrizioni Covid? Mancano dati, informazioni, forze ordine e strumenti adeguati alla richiesta... Attendiamo di leggere dpcm».

Twittava Raggi ieri sera. Il nuovo decreto, infatti, dà facoltà ai sindaci di disporre chiusure ad hoc e anche a Roma potrebbero scattare le prime mini zone rosse. Già in passato, durante la prima ondata si era proceduto a controlli serrati e chiusure di zone particolarmente frequentare laddove non era possibile garantire il distanziamento sociale. La sindaca, dunque, poteva già farlo, era uno strumento a sua disposizione, ma la bozza del nuovo Dpcm dà indicazioni ancora più nette. Finora, l’azione era stata adottata a spot, ossia sul momento, quando le forze dell’ordine, vigili urbani in testa, ne ravvedevano la necessità. Ora il Comune potrà decidere di intervenire in maniera più stabile, «fatta salva - come spiega Palazzo Chigi - la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Da piazza Bologna a Ponte Milvio, da Campo de’ Fiori a piazza Trilussa, senza trascurare le periferie sempre più vissute in un momento di smart working, potrebbero partire le zone rosse. 

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Cambio di passo anche per le attività di ristorazione, tra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie - che sono tra le attività più colpite dalla crisi, specialmente nel centro storico svuotato di turisti e lavoratori in gran parte in smart working - la cui apertura è consentita dalle 5 sino alle 24 con consumo al tavolo, e con un massimo di 6 persone per tavolo, e sino alle 18 in assenza di consumo al tavolo. Resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle 24 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. «La limitazione delle persone a tavola era una delle misure nell’aria - afferma Sergio Paolantoni della Fipe Confcommercio - ma il fatto di avere scongiurato la chiusura anticipata alle 22 è già qualcosa. La norma è poco puntuale su cosa si intende per ristorazione con asporto a patto che non si consumi nelle adiacenze: compro pizza e birra e consumo con gli amici dietro l’angolo? E i bar senza tavoli devono cessare la somministrazione al banco alle 18 ma potrebbero continuare con la ristorazione da asporto? Infine: non si dice nulla sulla vendita nei market». I ristoratori chiedono anche una sorta di “momento cuscinetto” alle 24 per non cacciare via i clienti. Tra chiusure e limitazioni, fare impresa è dura. «Almeno il Campidoglio - dice Valter Giammaria di Confesercenti - riapra la Ztl in Centro per tutto il periodo dell’emergenza. Noi commercianti stiamo affrontando molti sacrifici, le istituzioni debbono venirci incontro».
 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Ottobre 2020, 01:02
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