Diabolik, trappola nel parco. La moglie accusa un boss: «Aspettava Er Miliardero»

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di Giuseppe Scarpa
Ha un nome la persona con cui si sarebbe dovuto incontrare Fabrizio Piscitelli al parco degli Acquedotti il 7 agosto, a Roma. Giorno in cui è stato assassinato con un colpo di pistola alla nuca. Di questo almeno è sicura la famiglia di Diabolik. Perciò gli inquirenti stanno verificando l'ipotesi. Una pista che potrebbe aprire nuovi scenari sul fronte della morte collegata ad un'attività di spaccio. Si tratterebbe di Alessandro Capriotti. Un nome di peso nella mala romana, ribattezzato Er Miliardero.

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Un appellativo che deriva dallo stile di vita elevato e abbondantemente ostentato del 48enne. Un narcotrafficante, imputato per bancarotta, che sta finendo di scontare la sua pena ai domiciliari. Tuttavia l'uomo gode di una serie di permessi che gli consentono di uscire il pomeriggio. A portare la Squadra Mobile, e la procura, su questa pista è stata la moglie di Piscitelli, Rita Corazza.

Furibonda era stata la lite tra la vedova di Diabolik e la signora Alessandro Capriotti: «Devi dire a tuo figlio che il padre è un assassino», aveva detto la Corazza al culmine della lite, un mese fa, a Grottaferrata. Le due si erano incrociate per strada e solo l'intervento di un passante aveva evitato il peggio. Gli inquirenti adesso stanno cercando di riscontrare le affermazioni della Corazza. Intanto, però, la donna ha incassato una denuncia dalla compagna di Er Miliardero, ed è indagata per minacce.

IL PERSONAGGIO
Capriotti vanta disponibilità tali da essersi guadagnato il soprannome Er Miliardero. Un appellativo che la dice lunga sulle sue disponibilità economiche: ville, appartamenti, auto di lusso e un tenore di vita da sceicco. Il 24 giugno del 2009 la scure della divisione anticrimine della questura si era abbattuta sui beni dei narcotrafficanti con un sequestro da oltre quattro milioni di euro. Nel mirino, assieme a Alessandro Capriotti, era finito anche il suo socio in affari Roberto Fois. La polizia aveva messo sotto sequestro le quote societarie di una palestra al Mandrione, un solarium a Genzano, un panificio a via del Mandrione, un'impresa di costruzioni, alcune ville a Tor Vergata, Grottaferrata, Anzio e Porto Rotondo, appartamenti a Roma e Sacrofano e terreni agricoli. Proprietà che, in gran parte, erano poi rientrate nella disponibilità dei due dopo una successiva decisione dei giudici. Irrevocabile era stata la condanna che Er Miliardero aveva incassato, per spaccio internazionale, e che sta ancora finendo di scontare ai domiciliari. Una pena che nell'ultimo periodo si è ulteriormente attenuata. Il pomeriggio gode di alcune ore libere.
 
 

BANDA DELLA MAGLIANA
L'ultima grana giudiziaria, che lo vede oggi imputato, è però per bancarotta. Questa inchiesta nel 2014 lo aveva portato in carcere. Dall'indagine, sempre della Squadra Mobile, era emerso un ruolo di primo piano di Capriotti al fianco di un pezzo da novanta della mala romana, Er Nasca: Vittorio Di Gangi legato in passato a doppio filo alla Banda della Magliana di Enrico Nicoletti e con un dominio assoluto in alcune zone di Roma per quanto riguarda l'usura. Per gli inquirenti il principale alleato Di Gangi era Capriotti. Il 48enne per Er Nasca gestiva attività economiche e commerciali che portava al fallimento dopo averne depauperato il patrimonio. In questo modo Er Miliardero aveva amministrato una concessionaria di auto che aveva poi portato al crack.

Ma il nome di Alessandro Capriotti spunta anche in merito ad un giallo. La scomparsa, nell'ottobre del 2009, del faccendiere Alfredo Guagnelli. Guagnelli era indebitato fino al collo, sotto scacco di un usuraio ed era anche intenzionato a fare soldi nel mondo del narcotraffico, nel quale era stato introdotto da Alessandro Capriotti. Gli inquirenti, nel marzo del 2015, ascoltarono Er Miliardero che aveva confermato di aver conosciuto il faccendiere, ma aveva negato legami di tipo economico.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Marzo 2023, 03:25
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