Diabolik, le verità di Gaudenzi: «I trafficanti d'oro rapirono anche un bambino»

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di Giuseppe Scarpa
«Un bambino africano era stato sequestrato perché non stavano consegnando l'oro», è Fabio Gaudenzi, soprannominato lo Zoppo, che parla agli investigatori. È l'uomo che ritiene di essere a conoscenza dei mandanti dell'omicidio Diabolik. Una versione, però, tutta da riscontrare da parte dei pm. Ad ogni modo lo Zoppo, nel suo interrogatorio del 9 settembre, aggiunge un dettaglio perché, questo il senso della sua rivelazione, il gruppo di persone che hanno organizzato il contrabbando di metallo prezioso sono disposti a tutto: sequestrare un bambino e quindi capaci anche ad uccidere. Pertanto avrebbero la forza di eliminare uno come Fabrizio Piscitelli, assassinato con un colpo di pistola alla nuca il 7 agosto al parco degli Acquedotti.

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IL SEQUESTRO
Ma andiamo con ordine, per ricostruire quella che è una vicenda intricata e su cui gli inquirenti hanno diversi dubbi. In pratica Gaudenzi spiega che, nei giorni in cui si stava concludendo l'affare, è l'estate del 2014, qualche cosa va storto. Perciò, il gruppo che doveva comprare l'oro, decide di forzare la mano. Sequestrare un bambino di 9 mesi, figlio di un notabile africano, per farsi consegnare il metallo prezioso. Il blitz produce il suo effetto perché - sempre stando a quanto affermato dallo Zoppo - i 300 chilogrammi di oro grezzo vengono consegnati e il bimbo, dopo una settimana, è di nuovo tra le braccia della madre.

L'IMBROGLIO
Dopodiché Gaudenzi viene tagliato fuori dall'affare. Viene lasciato in un mare di guai, dopo essersi esposto con personaggi, suoi amici neofascista, del calibro di Massimo Carminati, Riccardo Brugia e i fratelli Bracci. A loro, infatti, erano stati chiesti i soldi per finanziare parte della spedizione. Il viaggio era stato lungo e dispendioso: 4 mesi in giro per il Burundi, Congo, Kenya a bordo di un jet privato e un investimento intorno al milione e mezzo di euro.
Intanto, nei cinque anni che passano dal viaggio africano, fino al due settembre scorso, giorno in cui Gaudenzi decide di voler parlare con gli inquirenti, accade di tutto. Deflagra l'inchiesta mondo di mezzo che trascina a fondo Carminati e Brugia, con sentenze per associazione a delinquere di stampo mafioso. Nella rete dei carabinieri del Ros finisce Gaudenzi che incassa una pena per usura a due anni e otto mesi, proprio per i soldi (una piccola parte) prestati a strozzo a uno dei registi del contrabbando di oro, Filippo Maria Macchi.
Lo Zoppo, nel frattempo, deve scontare anche un obbligo di dimora a Roma. Una misura che gli impedisce di andare a cercare gli autori dell'imbroglio, tra cui Macchi. È in mezzo alle difficoltà che Gaudenzi, sempre secondo la sua versione, si rivolge ai due amici camerati. Il primo è Maurizio Terminali, il secondo Piscitelli. Terminali trova Macchi a Siena e poi lo comunica allo Zoppo. Salvo poi morire a fine giugno per un'overdose, ma Gaudenzi crede sia stato ammazzato. Entra in gioco allora Diabolik che si mette sulle tracce dell'uomo e lo trova ad Anzio. Dopo poco viene assassinato. Le sue parole sono ora al vaglio degli inquirenti che dovranno stabilirne l'attendibilità o peggio capire se si tratta di deposizioni volte a depistare le indagini. Infatti il video che ha postato su YouTube Gaudenzi, il due settembre, a tratti è poco chiaro, come se volesse inviare dei messaggi a qualcuno.
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Settembre 2019, 08:53
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