Roma, Diabolik vide Gaudenzi prima di morire: «Ad Anzio trovi chi ha rubato il tuo oro»
di Camilla Mozzetti e Giuseppe Scarpa
LEGGI ANCHE --> Diabolik: «Dietro l'omicidio un affare da 3 quintali d'oro»
La partita in Africa “pesava” 3 quintali d’oro grezzo e avrebbe fruttato svariati milioni di euro. Gaudenzi per gli sforzi sostenuti, avrebbe dovuto ricevere alla fine una lauta ricompensa. Ma non ha mai visto né questa né i soldi che si era fatto dare in prestito: era rimasto con il debito e senza oro. L’operazione sembrava sfumata: Gaudenzi era partito con Macchi alla volta dell’Africa, l’oro era stato preso ma depositato prima in una banca di Dubai senza arrivare in Italia. O almeno, se poi abbia varcato i confini nazionali, Gaudenzi non lo sapeva perché dall’affare era stato tagliato fuori e a distanza di tempo lo aveva capito ma, non potendo lasciare Roma poiché sottoposto alla sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno e di presentazione in caserma, si era affidato a due amici di lunga data per chiedere aiuto: Maurizio Terminali e Fabrizio Piscitelli.
I due erano stati incaricati dallo “zoppo” di trovare Filippo Maria Macchi il quale, dopo esser tornato dall’Africa e dopo un lungo soggiorno in Brasile, non si era fatto più sentire. Il viaggio era stato lungo e dispendioso: 4 mesi in giro per il Burundi, Congo, Kenya a bordo di un jet privato e un investimento complessivo di 1,5 milioni di euro. Da una parte Gaudenzi doveva rientrare dei soldi chiesti in prestito dall’altra si era visto negare ciò che gli era stato promesso e voleva vendicarsi. Ma non potendo lasciare Roma, aveva sollecitato prima Maurizio Terminali e poi “Diabolik” per essere aiutato nelle ricerche di quello che credeva essere il suo socio. Terminali è stato il primo a trovare Macchi a Siena dove la famiglia era a capo di una squadra di basket. «Va a vedere la partita la domenica», gli avrebbe detto, senza riuscire, tuttavia, a fare di più: Terminali è morto per un’overdose ma Gaudenzi crede sia stato ammazzato. Entra in gioco allora “Diabolik”, forse dietro un accordo economico, che si mette sulle tracce dell’uomo e lo trova. Ma dopo poco muore anche lui. Sono questi gli ultimi dettagli che emergono dall’inchiesta sulla morte di “Diabolik”, il capo ultrà della Lazio ucciso da un killer camuffato da runner nel parco degli Acquedotti lo scorso 7 agosto. Gaudenzi nel corso dell’interrogatorio nel carcere di Rebibbia ha ricostruito ai pm della Dda, Giovanni Musarò e Nadia Plastina, la sua versione sui fatti dopo essersi consegnato il 2 settembre agli agenti di polizia della Squadra Mobile di Roma. Le sue parole sono ora al vaglio degli inquirenti e la Procura dovrà stabilirne l’attendibilità. Ma nel corso dell’interrogatorio-fiume, durato più di 5 ore e poi secretato, Gaudenzi ha spiegato in questo modo il ruolo di Piscitelli e dell’altro amico fascista, Maurizio Terminali, morto a Brescia all’inizio dell’estate. Intanto ieri, la panchina sulla quale Piscitelli è stato freddato e trasformata poi in un simulacro, è stata in parte bruciata dalle fiamme. Non si esclude il dolo né il messaggio intimidatorio.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Settembre 2019, 00:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA