Roma, crollo Balduina, lavori sbagliati: sette tecnici verso il processo

Crollo Balduina, lavori sbagliati: sette tecnici verso il processo

di Adelaide Pierucci
A causare la voragine della Balduina una paratia mal progettata e mal costruita. Invece di scongiurare un eventuale crollo lo ha causato. Questa almeno la ricostruzione della procura di Roma convinta che a dover rispondere a processo della tragedia sfiorata del 14 febbraio 2018, debbano essere 7 indagati, tra progettisti e costruttori di tre ditte edili, impegnati nella costruzione di una paratia in cemento con affaccio su via Andronico che invece di contenere è crollata risucchiando strada e sei auto. La richiesta di rinvio a giudizio è stata già formalizzata per disastro colposo. La paratia che avrebbe dovuto sostenere il peso di un enorme scavo progettato per tre palazzine, secondo gli accertamenti tecnici, disposti dal pm Mario Dovinola e dell’aggiunto Nunzia D’Elia, non sarebbe stata progettata a regola d’arte. Mancavano alcuni piloni, altri erano più corti, uno presentava un’interruzione del getto di calcestruzzo. Rischiano di finire sul banco degli imputati Luca Cieri, amministratore della Ecolattanzio srl, committente dell’opera; Luigi Lauri, architetto della stessa ditta; Giorgio Maria Tamburini, direttore lavori; Mauro Ungari, titolare della Ungari srl, società appaltatrice dei lavori per la realizzazione della paratia; Tiziano Chirumbolo, coordinatore per la sicurezza; Amerigo Colagrossi, titolare della Editalia srl, ditta incaricata dello sbancamento del terreno; e Alessandro Ressa, progettista strutturale dell’intero complesso. 
 
Roma, voragine alla Balduina, in sette verso il processo: «Disastro colposo»

La loro posizione sarà al vaglio del giudice per l’udienza preliminare. «Agendo in cooperazione colposa fra loro - hanno scritto i magistrati - causavano il crollo della paratia di pali in cemento armato prospicente via Andronico e di parte della strada, crollo che coinvolgeva diverse auto e dava causa allo sgombero dei condomini della via stessa. Con pericolo per la pubblica incolumità». Per gli inquirenti, i 7 indagati avrebbero agito con negligenza e imperizia, oltre che imprudenza, perché, «in fase di progettazione, la capacità dell’opera di sostegno era inferiore alla domanda di resistenza richiesta per il sostegno della strada e del carico sovrastante». Ci sarebbero alla base anche «violazioni in fase realizzativa: i pali previsti nel contratto stipulato dal committente con l’appaltatore non venivano realizzati tutti e non erano della stessa lunghezza». Alcuni pali non avrebbero «raggiunto il fondo scavo, tra questi il sesto e il nono, con conseguente riduzione della capacità portante». «Altri invece una interruzione del getto di calcestruzzo». Nel mirino in particolare la società Ecolattanzio. A Cieri amministratore e socio della Srl viene contestato «di aver commissionato un’opera che presentava carenze progettativo strutturali». All’architetto Lauri di aver «omesso di effettuare i controlli». Stessa accusa rivolta al direttore dei lavori, Tamburini, impegnato, però, nell’opera solo nell’ultimo mese. L’imprenditore Mauro Ungari, della Ungari Srl, appaltatrice, avrebbe la colpa di aver realizzato «un’opera carente strutturalmente con vizi esecutivi». Il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione, Chirumbolo, avrebbe «omesso di effettuare i dovuti controlli». A Colagrossi, legale rappresentante della Edilitalia Srl, incaricata da Ecolattanzio dello sbancamento, si contesta di aver lavorato «senza verificare la tenuta della paratia». Ressa non avrebbe «impedito la realizzazione». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Marzo 2023, 17:15
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