Covid, a Roma reparti intasati: ora le visite si fanno in ambulanza. Blitz dei Nas nei pronto soccorso

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di Lorenzo De Cicco e Flaminia Savelli

Pronto soccorso e reparti intasati. Così le visite, a Roma, si trasferiscono dentro le ambulanze, bloccate per ore, a decine, nei parcheggi degli ospedali. Gli stessi ospedali che spesso, anche per limiti strutturali, non riescono a separare l'ingresso dei pazienti Covid da quello per tutti gli altri, come hanno scoperto i carabinieri del Nas, che negli ultimi venti giorni hanno ispezionato oltre trenta reparti di pronto soccorso. Le regole dell'emergenza non vengono sempre rispettate. Un ospedale su tre, hanno svelato i controlli dell'Arma, non ha un accesso blindato, dedicato esclusivamente ai casi di Sars-Cov-2, come raccomandava il Ministero della Salute, che per l'operazione, da giugno, ha stanziato centinaia di milioni.

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MEZZI BLOCCATI

L'imbuto causato dall'impennata di malati di coronavirus sta rallentando le operazioni sanitarie e, ora, anche il servizio del 118. Ieri - alle 14 - su 150 ambulanze in servizio, 42 erano ferme perché medici e infermieri stavano visitando a bordo. Cinque erano parcheggiate al Casilino, 8 al Sandro Pertini, 4 al policlinico Umberto I. È dalla scorsa settimana che va così, per questo sono state attivate 20 ambulanze in più. L'appello dei medici è di «andare in ospedale solo per le emergenze». Per il 118, l'impegno è di garantire il servizio essenziale. Ieri il 60% delle chiamate in entrata era di codici gialli. Con le ambulanze bloccate per ore negli ospedali, i tempi d'intervento rischiano di dilatarsi. Quella delle visite in ambulanza è diventata una procedura quasi obbligata, con le strutture sanitarie sature e i ricoveri a rilento per il numero dei posti letto che si assottiglia ora dopo ora. «Non possiamo correre il rischio che i pazienti arrivati al pronto soccorso per altre patologie entrino in contatto con quelli positivi», spiegano i medici del Casilino. A volte però può capitare. Dal 29 settembre a oggi, i militari del Nas (Nucleo Antisofisticazione e Sanità), guidati dal comandante Maurizio Santori, hanno eseguito oltre 30 ispezioni negli ospedali pubblici e privati di Roma e provincia.

Oltre il 30%, si è scoperto, ha un ingresso unico per i pazienti Covid e non Covid. Solo dopo i percorsi si diversificano.

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ACCESSO UNICO
Spesso i reparti non sono riusciti a realizzare materialmente il doppio accesso per problemi strutturali, non certo per mancanza di fondi, arrivati a pioggia dal governo, col placet della Pisana. Dal Nas non trapela nulla dell'operazione, ma le segnalazioni spedite alle Asl e alla Regione raccontano che «al termine della verifica di efficienza dei servizi e della regolarità degli automezzi sanitari nelle vicinanze dei pronto soccorso», più di una struttura non rispettava le regole Covid. In un reparto dell'Umberto I, vicino al pronto soccorso, sono stati trovati 10 pazienti «in promiscuità» su seggiole e barelle, seduti nel settore No Covid, in attesa di analisi. Nell'ospedale di Colleferro mancavano alcuni divisori per separare i malati. In un'altra struttura, a Velletri, i Nas hanno evidenziato criticità nell'area di discesa dei pazienti dall'ambulanza. Al Sant'Eugenio, i carabinieri hanno sequestrato un'ambulanza irregolare: era un furgone, mai immatricolato per portare pazienti.

 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 12:56
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