Esercizi a corpo libero, quattro metri di distanza e tre istruttori per dividere le persone in gruppi, evitando di creare assembramenti. L'appuntamento a villa Ada è già diventato un'abitudine. Dejan Zivkovic ha una palestra in via Asmara, a Roma, e nel quartiere Africano è un autentico punto di riferimento per chiunque tenga al benessere del proprio corpo. «L'idea di trasferirci al parco ci è venuta dopo l'emanazione dell'ultimo Dpcm - racconta - che ci ha costretto a chiudere. Naturalmente siamo delusi e preoccupati, ma non vogliamo piangerci addosso. Nel rispetto delle regole, bisogna provare a reagire».
Roma, in piazza del Pantheon la protesta del mondo delle palestre https://t.co/ySJp4Yi9Uv
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) October 27, 2020
Detto fatto, per partecipare all'allenamento basta prenotarsi sui canali social: «Una ragazza monitora le adesioni, perché abbiamo fissato il limite massimo a trenta partecipanti: ogni dieci mettiamo loro a disposizione un istruttore». L'obiettivo principale, d'altronde resta la sicurezza: «Ci incontriamo due volte al giorno e si può scegliere tra la lezione di mattina, alle 8, e quella pomeridiana delle 17.30». Tutto è organizzato nei dettagli: «È un servizio gratuito, riservato ai nostri abbonati, affinché non si sentano abbandonati in questo periodo complicato per tutti».
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Oggi, intanto, i suoi colleghi saranno in piazza del Pantheon a manifestare contro il provvedimento del Governo: «Non ci sarò, perchè a quell'ora c'è la seduta a Villa Ada. Condivido, però, la frustrazione e lo scoramento. Per adeguare la struttura alle regole ho speso oltre 5mila euro». Senza considerare le perdite: «Se prima del Covid incassavamo cento, adesso non arriviamo a 45. Non è solo questione di chiusura, c'è anche il tempo fisiologico per riprendersi. Faccio un esempio: con gli abbonamenti annuali o semestrali, chi non è venuto in palestra per tre mesi durante il lockdown, ci ha chiesto di recuperare le sedute dopo l'estate.
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Alla base del malumore di Zivkovic c'è la difficoltà di accettare un provvedimento generalizzato: «Servono controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole, altrimenti si assestano colpi durissimi alle imprese. A malincuore ho mandato a casa tre istruttori, gente che aveva un lavoro e ora non ce l'ha più. Anche io mi sono confrontato con qualche contagiato, ma oltre alla sanificazione, ho chiamato ogni volta tutti i contatti, chiedendo loro di fare il tampone per tornare in palestra. Su oltre ottanta persone non c'è stato un positivo. Evidentemente il virus è stato preso fuori dalla struttura e si può rimanere aperti in sicurezza». Altro tema caldo sono gli aiuti promessi dallo Stato, in relazione ai quali gli imprenditori rimangono scettici: «Devo essere sincero, parlo a titolo personale: io li ho ricevuti, corrispondenti più o meno alla cifra necessaria per pagare l'affitto. Non è stato un intervento risolutivo, ma ci ha dato una mano».
Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Ottobre 2020, 16:23
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