Covid Lazio, D'Amato: «No ai medici disertori, via la licenza della Asl»

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di Lorenzo De Cicco

Siamo in guerra e chi si defila è un disertore». Alessio D’Amato, assessore alla Sanità del Lazio, ce l’ha con i medici di base che non vogliono vaccinare nei propri studi. Secondo l’Ordine dei camici bianchi, come ha raccontato ieri Il Messaggero, 2 studi su 3 non partiranno con le punture lunedì, il “vaccine-day” degli under 65 negli ambulatori. D’Amato fa capire che la Regione non sposerà la linea soft. Anzi. «Noi vogliamo accelerare, altro che frenata: viaggiamo a 12mila somministrazioni al giorno e potremmo farne 30mila se avessimo più dosi». La carenza di fiale, aggiunge, non può essere la scusa per scantonare: «Si parta con quello che c’è».

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Assessore, come pensate d’intervenire con chi rifiuta le prenotazioni ai propri mutuati con 65 anni, ormai mancano 3 giorni al via...
«Questa vicenda è inquietante per 3 aspetti: chi non fa i vaccini intanto viola il giuramento d’Ippocrate. Poi vaccinare non è un’opzione, è una funzione obbligatoria riconosciuta dall’accordo nazionale col Ministero. Terzo: ho sentito un medico dire “sono stanco”. E allora, aggiungo io, lasci il posto. Abbiamo già avviato un procedimento disciplinare, oggi. Rischia la revoca della convenzione. E non solo, c’è un tema penale. Speriamo di non arrivare alle denunce. Sono convinto si tratti solo di qualche caso». 

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L’Ordine dice che due terzi degli studi ora non partono.
«Vedrà, credo che aderiranno quasi tutti nelle prossime settimane, per l’antinfluenzale erano 3.800 medici su 4.200. Non si cerchino scuse, non si dica che non c’è una procedura. Il nostro accordo è di 10 giorni fa, firmato da tutte le sigle. Tutte. I medici di base devono fare la loro parte. Capisco che, non per colpa nostra, partiranno con quantitativi molto bassi, ma bisogna cominciare. Devono accettare le prenotazioni e non solo: chiamare i 65enni, fare le liste».

Dopo gli ultra-ottantenni, vaccinati dalle Asl, che tempi ci sono per i 70enni?
«Mercoledì o giovedì inizieremo con le prenotazioni dei 79enni, 78enni e 77enni.

Da aprile contiamo di avere il vaccino anche in farmacia, stiamo lavorando a un documento tecnico, aspettiamo solo l’ok al mono-dose Johnson & Johnson. Anche i militari faranno la loro parte: alla Cecchignola apriranno ai civili. E allestiremo altri hub, forse gli studi di Cinecittà».

Il problema sono le dosi che scarseggiano. 
«AstraZeneca taglierà nei primi 15 giorni di marzo il 40% delle scorte. Prima conseguenza: ridurremmo le fiale ai medici di base. Anche da Moderna non abbiamo avuto alcuna comunicazione per marzo. C’è poca trasparenza. E forse opportunismo: annunciano i tagli e contemporaneamente si fanno avanti alcuni intermediari proponendo vaccini».

Anche al Lazio?
«Sì, pochi giorni fa ci è stata proposta una fornitura da un privato, un italiano, dal mercato parallelo. Abbiamo ricevuto la mail alle 11.41, alle 11.46 era sul tavolo dei carabinieri». 

Il Lazio produrrà vaccini già autorizzati?
«Nel dossier di Farmindustria presentato al governo ci sono 4 o 5 aziende laziali. Per partire però ci sono 2 questioni: servono programmazione e investimenti. Occorrono almeno 2 mesi. Poi la disponibilità dell’uso del brevetto. Anche Sputnik va utilizzato». 

Il Lazio oggi resterà giallo?
«Credo di sì, in base ai nostri calcoli, seppure sul filo. L’Rt è a 0,94, con meno posti letto occupati. Ma deciderà sempre il Ministero».

Potrebbero debuttare le micro-zone rosse anche in città, a Roma?
«Sì, in altre fasi abbiamo già delimitato alcuni plessi, alla Garbatella o sulla Casilina. Al momento per fortuna non vedo situazioni così gravi a Roma».

Raggi ha chiesto di far riaprire i ristoranti fino alle 22. Possibile?
«Non mi pare che ci siano le condizioni, mi sembra una richiesta elettorale. Capisco le sofferenze economiche, ma se dobbiamo riaprire è per mantenere le aperture nel tempo. Non per richiudere subito dopo con l’impennata dei contagi. Ci rimettiamo alle valutazioni del Cts, ma non mi sembra sia questa la fase».

Le varianti nel Lazio a che ritmo si espandono?
«Abbiamo 63 casi, due mutazioni brasiliane, il resto inglesi. Dobbiamo capire se alcuni ceppi riducono la copertura vaccinale, ma finora lo Spallanzani ci ha rassicurato».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Febbraio 2021, 14:53
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