Coronavirus Roma, mascherine esaurite negli ospedali, specializzandi a rischio: «Ne usiamo una in 10»

Mascherine esaurite negli ospedali, specializzandi a rischio: «Ne usiamo una in 10»

di Camilla Mozzetti e Stefania Piras
In corsia senza protezioni. Costretti a imparare con la paura di non sentirsi al sicuro. È questa la sorte di molti specializzandi in Medicina - iscritti a diverse scuole - che in questi giorni di emergenza da Covid-19 continuano a frequentare gli ambienti ospedalieri senza le dovute precauzioni. Il paradosso è servito: mentre il governo nei vari decreti ribadisce la possibilità di ricorrere agli specializzandi (ma solo a quelli del quarto e quinto anno iscritti alle scuole di Anestesia-Rianimazione e Medicina d'urgenza), i giovani che frequentano altri percorsi (da Geriatria a Chirurgia) e vivono gli ospedali non hanno i supporti necessari. Del resto mancano anche ai medici assunti già specializzati ma accade anche che in alcuni policlinici universitari gruppi di dieci studenti ottemperino i turni utilizzando una sola mascherina.

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L'INVITO
Attualmente alcune direzioni ospedaliere hanno invitato i professori delle scuole di specializzazione a non far frequentare i reparti senza la possibilità di garantire le protezioni per gli studenti e di limitare quanto più possibile la frequenza per quegli studenti di scuole come Ortopedia o Gastroenterologia che non rientrano nell'emergenza da Covid-19.
Ma la gestione dipende direttamente dalle università: sono loro a dover eventualmente calmierare la presenza nelle scuole di specializzazione dei medici in formazione. Ad oggi, ad esempio, il Sant'Andrea che figura come policlinico universitario della Sapienza, ha invitato i professori a non far scendere in pronto soccorso gli specializzandi in Medicina d'urgenza proprio per la mancanza di sufficienti dispositivi di protezione benché siano delle figure utili in questo momento. Stesso canovaccio per la Rianimazione. In Pneumologia quelli che ci sono, si trovano anche nella graduatoria e in caso di assunzione ovviamente avranno i dispositivi. Ma fino ad allora il reparto è off-limits. Tutti gli altri? Visti i pochissimi pazienti ricoverati nei vari reparti con la riduzione anche degli interventi chirurgici, sarebbe meglio che evitassero di frequentare ma su questo dovrebbero per l'appunto esprimersi formalmente gli Atenei.

LE INDICAZIONI
A tal proposito la facoltà di Medicina dell'università Tor Vergata fa sapere che sta valutando come gestire gli specializzandi - non iscritti alle scuole di Anestesia-Rianimazione e Medicina d'urgenza - in accordo con il ministero dell'Istruzione. E questo proprio perché all'interno dei policlinici romani che stanno trattando pazienti Covid-19, ci sono scale, sale e ambienti che dovrebbero essere chiusi agli specializzandi che lavorano in ambienti da bollino rosso: reparti dove persino in tempi di pace anche le visite dei parenti sono contingentate. Si pensi alla cardiochirurgia o alla terapia intensiva dei cardioperati. Vista la riduzione imposta dei ricoveri e la diminuzione pure degli interventi chirurgici, si potrebbe e dovrebbe ragionare su come distribuire al meglio i giovani medici delle scuole di specializzazione ed eventualmente sospendere i tirocini in quei reparti che non rientrano nell'emergenza. «Ci servono dispositivi di protezione individuale, non applausi. Il nostro è un grido d'aiuto, non certo un capriccio. Vogliamo curare, non essere untori». Questo è il grido d'allarme lanciato dai giovani medici dell'Als, Associazione liberi specializzandi. Il componente del Gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità (Iss) sulla prevenzione e gestione delle infezioni, rispondendo in conferenza stampa alla domanda di un giornalista sull'elevato numero di operatori sanitari contagiati, ha precisato: «Dobbiamo approfondire se l'esposizione sia avvenuta professionalmente o nella vita privata». Le sue parole, commenta Als in un post su Facebook, «sembrano sminuire il lavoro incessante degli operatori sanitari, molti dei quali stanno denunciando di non essere provvisti di tutti i Dispositivi di protezione individuale necessari».
Camilla Mozzetti
Stefania Piras
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 16 Marzo 2020, 09:15
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