Coronavirus, il paese oasi a due passi dalla Capitale. Il sindaco: «Noi salvi chiudendo tutto»

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di Franca Giansoldati
Quando il 3 marzo il sindaco Flavio Cera decise di barricare anticipatamente Bellegra, il paese di 2800 anime aggrappato ai monti Ruffi, a 870 metri sul livello del mare, i sindaci dei paesi limitrofi lo presero quasi in giro. «Mi telefonavano chiedendomi cosa stessi facendo, alcuni ironizzavano: sei ammattito». 

Letta con il senno di poi la strada imboccata da Bellegra ha fornito risultati concreti. Oggi è tra pochissimi comuni italiani che non ha conosciuto casi di positività. «Nemmeno uno e speriamo che il nostro santo patrono, San Sisto, ci protegga ancora» racconta il primo cittadino che ha persino consacrato il suo paese al patrono locale. «Lo portiamo in processione ogni anno San Sisto. Pensi che ho deposto ai suoi piedi la fascia tricolore. La riprenderò quando sarà finita l'epidemia». In tutti gli altri centri Olevano Romano, Affile, Subiaco, Rocca Santo Stefano, Genazzano l'epidemia è, invece, arrivata con diversi casi di positività tra gli abitanti. 

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Ma ad aver funzionato - più che la benevolenza di San Sisto - è stato l'avere ascoltato i consigli che al sindaco di Fratelli d'Italia arrivavano dai colleghi del bergamasco e del bresciano: dall'inizio di febbraio iniziavano a raccontare a Flavio Cera l'angoscia di quello che stava accadendo da loro, il collasso della sanità, i contagi velocissimi, le morti inspiegabili, la paralisi a cui stavano andando incontro e l'impotenza. «Ho fatto tesoro delle loro parole. Faccio parte dell'Uncem -l'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani e con molti sindaci c'è un rapporto stretto di collaborazione». 
Così dalla mattina del 3 marzo Bellegra ha improvvisamente, in solitudine, imboccato una nuova strada. 

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«Tanto per cominciare abbiamo aperto il Centro Operativo Comunale, che è un organismo che si attiva solo quando ci sono delle emergenze. E' stato predisposto un piano per gli anziani, per non farli uscire di casa, sensibilizzato la rete dei medici di famiglia che sono vere e proprie sentinelle, degli operatori, dei volontari. Abbiamo cominciato a sorvegliare anche la popolazione, i loro spostamenti. La cosa più importante era limitare al massimo i luoghi di aggregazione. Poi siamo passati alla sanificazione periodica di tutto, comprese le fermate del Cotral». 

Quando la Lombardia chiuse i confini e a Bellegra arrivarono due famiglie dal nord, una proveniente da Treviso e l'altra da Milano fu chiesto di rispettare un rigoroso auto-isolamento per almeno 15 giorni, al fine di scartare ogni ipotesi di contagio. «Tutti hanno sempre collaborato con grande spirito di servizio».

La gente veniva invitata a restare a casa, a evitare i capannelli ai supermercati, a fare file nelle banche o in posta. La difficoltà più grande in un paese tanto piccolo dove tutti si conoscono era di tenere tutti distanziati. 

Poi è stata avviata la spesa a casa per gli anziani e così anche i farmaci. I medici provvedevano a depositare la ricetta in una specie di buca delle lettere. A questo punto erano la protezione civile o altri volontari a portare a destinazione le medicine e lasciarle davanti alle abitazioni. Infine è scoppiato inevitabile il dramma delle mascherine. Nessuno riusciva a trovarne una, nemmeno pagandola a peso d'oro, tutte esaurite. Merce preziosa. 

Stavolta a farsi avanti per aiutare Bellegra è stato un monsignore del Vaticano, nativo di quelle parti, don Americo Ciani che ha regalato alla sua gente un grande quantitativo di stoffa adatta per produrle artigianalmente. A questo punto è partito un appello alle sarte o alle signore che in casa avevano una macchina da cucire per assemblare i primi pezzi. «Si tratta di mascherine artigianali, con un filtro idoneo da inserire dentro, tutte confezionate secondo le disposizioni delle circolari ministeriali» racconta orgoglioso il sindaco. Le prime 500 mascherine sono andate agli anziani e alle persone più fragili, poi ai volontari. Il ritmo di produzione è continuo e un altro blocco è in dirittura di arrivo.«Le regaliamo a coloro ne hanno bisogno». Sindaco, siete pronti anche a distribuire anche i buoni spesa? «Noi da giovedì possiamo partire».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Aprile 2020, 17:40
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