Concorsone a Roma, Antonio De Santis, assessore al Personale: «Risultati in tempo reale, posti assegnati in estate»

Antonio De Santis, assessore al Personale: «Risultati in tempo reale, posti assegnati in estate»

di Lorenzo De Cicco

«Stavolta il Comune non ci metterà 10 anni per assegnare tutti i posti», dice Antonio De Santis, l'assessore al Personale di Virginia Raggi, l'uomo che tra il 2016 e il 2017 ha sbloccato l'ultimo concorsone bandito dal Campidoglio. Una prova sciagurata, lanciata nel 2010 in epoca alemanniana e rimasta impantanata per quasi 7 anni nel vischio di ricorsi e contro-ricorsi. Ora la parola d'ordine, sostiene De Santis, è «velocità». I vincitori della maxi-selezione del 2021, promette la giunta grillina, saranno indicati entro la fine dell'estate. Dal concorsone-lumaca al concorsone-lampo, burocrazia permettendo.

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Assessore, perché è così ottimista?
«Perché avremo i risultati in tempo reale. Stavolta, a differenza del passato, non ci sarà la prova pre-selettiva. Ci sarà un test unico, tutto digitale. Ogni candidato risponderà alle domande su un tablet, alla fine dell'esame cliccherà invio. E già in quel momento avremo il punteggio esatto della prova. Così facendo riduciamo la discrezionalità della commissione d'esame, non ci saranno ritardi, disquisizioni sulle buste trasparenti come quelle a cui abbiamo assistito con la giunta Marino, quando si ribloccò tutto. Stavolta andremo veloci».


I candidati sono tanti: 177mila già prenotati, più i nuovi che si aggiungeranno ora che avete riaperto le liste. Come li gestirete, in piena pandemia?
«Rispetteremo le indicazioni del Cts e del Ministero della Pubblica amministrazione. Quindi potremo ospitare nei padiglioni della Fiera di Roma fino a 3mila candidati per sessione, con 2 sessioni al giorno. Contando i festivi, puntiamo a chiudere tutte le prove in un mese e mezzo-due mesi. Dopo i dirigenti a maggio, partiremo nei primi dieci giorni di giugno con i dipendenti, entro la fine dell'estate potremo assegnare i posti.

Pensare che con le vecchie regole, prima che il ministro Brunetta le cambiasse, avremmo potuto organizzare sessioni con 30 posti alla volta. Ci avremmo messo 16 anni».


Con Brunetta sembra esserci grande sintonia, anche se in passato avete espresso posizioni opposte: lui, da ministro con Berlusconi, il campione della crociata anti-fannulloni della Pa; lei a ripetere che «l'attenzione non deve andare sempre e solo ai furbetti». Cosa è cambiato?
«Con Brunetta abbiamo avviato una leale collaborazione che dovrebbe esserci sempre nei rapporti istituzionali. Abbiamo deciso di sfruttare subito le nuove facoltà indicate nel decreto dal ministro, ci permettono di velocizzare tutta la procedura».


Come sarà la nuova prova?
«Durerà un'ora e avrà 60 domande. Il punteggio minimo per essere considerati idonei è 21 risposte esatte. Anche se saranno assunti in prima battuta solo i migliori, tutti gli idonei resteranno in graduatoria per le assunzioni dei prossimi anni e dallo stesso elenco potranno attingere altre amministrazioni in tutta Italia. Del resto alla nostra prova parteciperanno candidati provenienti da ogni parte del Paese».


Per esempio?
«Quasi un terzo non abita oggi nel Lazio: il 7,4% viene dalla Campania, il 3% dalla Puglia, abbiamo candidati anche dal Sud Tirolo, 11 addirittura dall'estero».


Un bilancio sullo smart working in Comune. Ha funzionato?
«Non in tutti settori, in altri sì. Di sicuro c'è un problema che naturalmente in piena emergenza non poteva essere affrontato, ma ora è il momento: c'è un tema infrastrutturale, di connessioni lente, modem arretrati, che va gestito. Serve un investimento dello Stato importante, almeno mezzo miliardo per Roma. Sono fondi che dovrebbero arrivare dal Recovery. Sono essenziali. Oltre a immettere nuove energie nel corpo dei dipendenti, bisogna svecchiare gli strumenti per assicurare servizi sempre adeguati».
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Aprile 2021, 12:45
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