Casamonica, 20 condanne per droga a Roma: inflitti tra i 3 e i 9 anni di carcere

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Venti condanne per esponenti e affiliati al clan Casamonica che secondo i magistrati della Dda di Roma, coadiuvati dai carabinieri della compagnia Casilino, avevano messi atto una sorta di espansione criminale puntando alla gestione delle piazze di spaccio dell'intera area sud della capitale. Il gip, al termine di un processo svolto con rito abbreviato, ha inflitto condanne comprese tra i nove e i tre anni di reclusione. A poco più di un anno dagli arresti, arrivati nel maggio del 2019, assestato un nuovo colpo giudiziario nei confronti del clan criminale attivo nell'area est di Roma.

Il gruppo che fa capo a Salvatore Casamonica, aveva stretto alleanze con i narcotrafficanti colombiani e organizzazioni criminali minori in modo da garantire l'approvvigionamento di droga anche nella zona della Garbatella, Eur, Tor Marancia, Appio Latino e Tuscolana. I pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani stimano che il giro di affari poteva raggiungere i 100mila euro al mese. Una espansione ottenuta soprattutto agli accordi con i narcos con i quali il boss Salvatore aveva rapporti diretti come emerso da una intercettazione telefonica grazie alla quale è stato possibile sventare l'arrivo a Roma di un carico di 7 tonnellate di cocaina pura.

 


Nell'ordinanza con cui furono disposti gli arresti il gip scriveva che «il dato di novità che emerge dalle investigazioni consiste nel fatto che i Casamonica agiscono, per la realizzazione dei fini del programma associativo, in base ad una struttura ramificata sul territorio ed articolata in più piazze di spaccio, ma pur sempre operanti in un contesto unitario assicurato dal costante raccordo tra i vari soggetti posti al vertice delle rispettive articolazioni» e in particolare le figure di Domenico, Massimiliano e Salvatore "Andrea" Casamonica.

Nel corso delle indagini era emersi alcuni episodi curiosi. È il caso di un pusher al servizio del clan che nascondeva la droga nella lavatrice ma che per errore ha azionato la macchina «lavando» tutto ciò che aveva nascosto.
Nell'ordinanza viene citata, al tal proposito, una intercettazione del 27 marzo del 2017 in cui lo spacciatore, evidentemente preoccupato per quanto compiuto, chiama una donna del clan. «Ho fatto 'na cazzata, ho messo tutto in lavatrice, so annato a casa ieri, avevo portato tutto su che c'era mi figlia, ho messo» ho fatto la lavatrice, mi sono scordato«. La donna taglia corto: »te lo dico, fatti il segno della croce...«. 

Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Luglio 2020, 21:37
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