Carminati, spostamenti vietati: presto libero anche il suo "vice" Brugia
di Michela Allegri e Alessia Marani
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IL SODALIZIO
Adesso, come per il «Cecato», anche per altri condannati eccellenti del maxi-processo si apre la partita della decorrenza dei termini. Potrebbe essere una questione di ore per l'amico fraterno, praticamente il suo vice nonchè vicino di casa, Riccardo Brugia, che da ottobre si trova ai domiciliari. Gli avvocati Giosué e Ippolita Naso hanno presentato da tempo un'istanza di scarcerazione e il provvedimento potrebbe arrivare da un momento all'altro. Intanto ieri è tornato libero, sempre per scadenza dei termini, anche Fabrizio Testa, l'ex presidente del Cda di Enav, ritenuto dagli inquirenti il collegamento tra Carminati e alcuni politici del centrodestra.
Nel caso di Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative rosse finito in carcere nel dicembre del 2014, i termini sarebbero già scaduti. Buzzi si trova ai domiciliari dal dicembre scorso, ma fino ad ora la difesa non ha presentato una nuova istanza. In autunno, invece, scadranno i termini per i soggetti raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare nel giugno del 2015, tra i quali l'ex consigliere regionale Luca Gramazio, che potrebbe dunque essere scarcerato. Sempre dopo l'estate è previsto il nuovo snodo processuale del procedimento: l'appello bis.
La Cassazione, facendo cadere l'accusa di associazione mafiosa e riconoscendo l'esistenza di due organizzazioni criminali distinte dedite alla corruzione e all'estorsione, ha disposto che le pene a carico degli imputati venissero riconteggiate alla luce delle contestazioni derubricate. L'udienza davanti alla corte d'Appello di Roma verrà fissata non prima di settembre. Per quanto riguarda Carminati e Buzzi, condannati nel primo processo d'Appello rispettivamente a 14 anni e 6 mesi e 18 anni e 4 mesi di reclusione, la pena dovrebbe essere sensibilmente abbassata. E i difensori potrebbero avanzare una richiesta di risarcimento per la detenzione al regime di 41 bis non dovuta, alla luce dell'accusa, poi caduta, di associazione di stampo mafioso.
CORSO FRANCIA
Dopo 5 anni e 7 mesi dietro le sbarre, dunque, Carminati è di nuovo libero. Non potrà, però, tornare a sedersi sulla panchina nella stazione Eni di Corso Francia 1, considerata dagli inquirenti il suo quartier generale. La seduta è ancora là ma, nel frattempo, molte cose sono cambiate. Da gennaio è subentrata una nuova proprietà. A dicembre 2019, infatti, è scaduto il regime in amministrazione controllata decretato dal Tribunale. Da quest'anno, dunque, alla cassa dell'Enishop non c'è più nemmeno Annalisa, la segretaria e compagna di Brugia. Dei vecchi dipendenti ne sono rimasti appena un paio, addetti al lavaggio auto. La gestione del distributore è stata rilevata da una srl con sede a Cassino e già titolare di una stazione di servizio a Pomezia. «Qui è cambiato tutto, ma la panchina è rimasta», sorridono alcuni residenti. Il mondo del Cecato sembra ormai lontano anni luce. Le attività riconducibili alla sua cricca sono state in gran parte chiuse. Ma solo ripeterne il nome, dalle parti di via di Vigna Stelluti, incute ancora timore. «Venti giorni fa ho avuto un infarto, me ne vuole fare venire un altro? Non voglio parlare», chiosa un ex gioielliere già nel mirino del Mondo di mezzo. «Lo sa con chi ce l'abbiamo? - dice un avventore del bar sulla piazza, storico ritrovo per il Nero - con i politici che hanno abbassato il capo senza difenderci solo per amore dei soldi».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Giugno 2020, 07:03
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