Carabiniere ucciso, il padre di Gabriel: «In carcere piange, è diverso da Elder»

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di Cristiana Mangani
Doveva essere la solita riunione di famiglia, quella che avviene ormai da molti anni. Tutti a trovare i nonni a Fregene per l'estate, con Gabriel che poi va a spasso per Roma con lo zio Claudio. Ecco, dal 26 luglio, il Gabriel di prima non c'è più: è in carcere per concorso in omicidio con Finnegan Lee Elder, compagno di liceo a San Francisco. Il padre Fabrizio non sa darsi pace. Seduto nello studio degli avvocati Petrelli e Alonzi, continua a ripetere: «Io gli credo quando mi dice che non sapeva che il carabiniere fosse morto».

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Dalle telecamere e dalle indagini è emerso che suo figlio era presente al momento del delitto, a lei cosa ha detto?
«Quando ci siamo visti in carcere dopo un paio di giorni dall'arresto, è scoppiato a piangere. Mi ha detto che non ha nulla a che fare con l'accoltellamento, che non sapeva che l'amico avesse un'arma così. E ripete di continuo: Non so come ho fatto a non rendermi conto di quello che stava succedendo».

Lei gli crede?
«Io sono il padre, sono sconvolto per quanto è accaduto. Sconvolto per la morte del carabiniere. Provo un dolore immenso, lo stesso che avrei provato se fosse stato mio figlio. Ma Gabriel mi ha detto queste cose guardandomi negli occhi, e io sono certo che non menta».

Come ha saputo cosa era successo?
«I primi a saperlo sono stati i miei anziani genitori. Lo hanno visto al telegiornale. Passavano le foto con i nomi in televisione. Ho veramente temuto che potessero sentirsi male».

L'ultima volta che ha sentito Gabriel prima dell'arresto quando è stato?
«Due giorni prima del delitto mi ha detto che lo aveva contattato questo suo compagno di liceo, che era a Roma e che voleva fargli un po' da guida, visto che lui parla bene italiano».

Poi che è successo?
«È successo che, a un certo punto, ha smesso di rispondere ai messaggi. E quando mio fratello ha visto che un carabiniere era stato ucciso davanti al suo albergo, si è cominciato a preoccupare. È andato all'hotel, ma nessuno ha voluto dirgli niente. Ha aspettato tre ore lì. Finché non c'è stato il telegiornale e abbiamo saputo dell'arresto».

In un attimo è cambiata la vita.
«Sgomento totale, mille immagini che ti passano davanti, mille scenari. Pensi a quel povero carabiniere, a come sarà ora la vita di Gabriel. Tutto insieme. Sono andato al carcere, ma non mi hanno fatto entrare perché doveva ancora essere interrogato dal giudice. L'ho visto anche stamattina (ieri, ndr). Vuole che gli facciano l'esame tossicologico. Mi ripete che non ha mai fatto uso di cocaina».

Quando ha visto la foto di suo figlio in caserma con la benda sugli occhi e le mani legate dietro la schiena, che ha pensato di fare?
«Preferisco non rispondere, su questa vicenda c'è un'indagine in corso. Sono certo che i pm faranno chiarezza».

Come pensa che si evolverà l'inchiesta?
«In questi giorni si è parlato di tanti punti oscuri. Vorrei che si facesse veramente chiarezza per tutti: per la vittima e anche per noi. Si continua ad associare mio figlio a Elder, ma sono storie diverse».

Tra qualche giorno lei rientrerà in America, lo ha detto a suo figlio?
«Sì. Devo tornare a lavorare, non siamo tutti miliardari. Gli ho detto che lo zio continuerà ad andarlo a trovare, che ci sono gli avvocati. È scoppiato a piangere e mi ha chiesto: Papà, quando potrò uscire da qui?».

E lei che gli ha risposto?
«Che stiamo facendo il possibile e che sono sicuro che riusciremo a provare la sua innocenza».
Sono accuse pesanti. «Sei, sette mesi?», sussurra. Ma è consapevole, la sua è solo una speranza.
Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Agosto 2019, 23:06
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