Roma, pericolo buche, una vittima: «Mi sento un miracolato, in strada si rischia la vita»

Una delle vittime delle buche: «Mi sento un miracolato, in strada si rischia la vita»

di Laura Bogliolo
«I vigili mi hanno detto che sono un miracolato, pensavano sarei morto, non si può perdere la vita per le buche, noi residenti da tempo avevamo denunciato, anche sui social, la pericolosità di via Cassia». Il volto tumefatto, fa fatica a parlare per i punti messi dentro la bocca, per un dente spezzato e per il dolore: trauma cranico, polso, braccio e gomito fratturati dopo l’incidente l’altra domenica poco prima della stazione Giustiniana. E poi il dolore, tanto. «Mi hanno dato anche la morfina, ho profonde escoriazioni sulle gambe e sul volto». Faceva ogni giorno videochiamate con la figlia di 5 anni che vive a Napoli con la mamma. «Adesso non posso, si spaventerebbe a vedermi ridotto così, le ho detto che ho l’influenza». Avvocato, 53 anni, è il nipote di Memmo Carotenuto. «Sì era mia nonno, mi ha insegnato molto...». E ha deciso di fare una battaglia legale con il Campidoglio.
Massimiliano Volo Rancati, 53 anni, avvocato, come sta?
«Molto male, ho dolori ovunque, ho rischiato di morire per due buche sulla via Cassia. So che dopo il mio incidente sono state subito riparate. Non potevano farlo prima? Mia sorella Roberta mi ha detto che l’asfalto si è di nuovo danneggiato».
Cosa ricorda dell’incidente?
«Non molto, i vigili hanno detto che ho preso due buche, una vicina all’altra e lo scooter mi ha trascinato per diversi metri, poi ho sbattuto il volto e la testa sul marciapiede: il casco è completamente insanguinato».
A quel punto cosa è accaduto?
«Un ragazzo, Giacomo, mi ha soccorso, l’ho rintracciato e ringraziato: mi ha aiutato a rimanere sveglio, mi ha coperto con un giaccone perché faceva freddo e mi ha detto che non respiravo per il sangue nella gola. Poi l’ambulanza mi ha portato all’ospedale Sant’Andrea. Mia sorella aveva visto la mia moto a terra, una X-Max 250, ha chiesto ai vigili come stessi. Le hanno risposto: “Corra all’ospedale, è gravissimo”».
I vigili hanno dato la colpa alle buche?
«Sì, lo hanno detto a mia sorella spiegando che lo hanno scritto anche sul verbale».
Quelle voragini erano state segnalate?
«Certamente, ma sono state riparate solo dopo che ho avuto l’incidente. Prima di mettermi in viaggio alcuni residenti su Facebook avvertivano dello stato dissestato della strada, siamo soliti indicare i pericoli sull’asfalto, l’unico modo per evitare brutte sorprese: ho quindi cercato di stare attento, ma quelle buche erano enormi, delle voragini profonde. Il referto è di 40 giorni di prognosi, non posso andare a trovare mia figlia a Napoli, non posso lavorare».
Procederà con un’azione legale?
«Farò sicuramente causa al Campidoglio, non possono far rischiare la vita alle persone. Quelle buche, dopo l’incidente, sono state riparate già due volte: vuol dire che i lavori non sono sufficienti e c’è il rischio che qualcuno faccia la mia fine, anzi peggio: sulle strade di Roma si rischia di morire ormai».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Febbraio 2019, 09:37
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