Roma, buche, il flop dei rattoppi sei su dieci sono da rifare

Buche, il flop dei rattoppi sei su dieci sono da rifare

di Francesco Pacifico
Molte, troppe buche da tappare e pochi, pochissimi controlli sulla qualità dei lavori effettuati. Che nel 60 per cento dei casi vanno rifatti. La giunta Raggi ha da poco festeggiato il milione di metri quadrati di strade riasfaltate durante i 3 anni e mezzo della sua amministrazione (un milione di metri quadri contro un’estensione totale della città di 1287 chilometri quadri), ma le vie della Capitale continuano ad apparire come un’immensa gruviera. 


Il presidente Codacons cade per un buca e si ferisce, farà causa al Comune per lesioni

Dal Simu (il Dipartimento sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana dell’assessorato ai Lavori Pubblici) ammettono che - nonostante la richiesta del neo assessore Linda Meleo di una stretta su questo versante - si fa molta fatica a controllare l’esito dei lavori di ripavimentazione. Soprattutto lo dimostrano i numeri: su circa 30mila interventi svolti in città all’anno (comprensivi sia del rifacimento delle strade sia del riempimento del manto dopo lavori di scavo) il Comune riesce a verificare appena un migliaio di opere. E i risultati dei test hanno dato risultati molto preoccupanti: i tecnici capitolini hanno riscontrato che nel 60 per cento dei casi le opere affidate a ditte esterne non erano state effettuate in modo giusto. 
Per esempio, rispetto ai capitolati, non erano stati utilizzati i materiali adeguati, non erano stati rispettati gli spessori di posatura previsti oppure le ampiezze dei riempimenti erano inferiori al dovuto. Risultato? Alla prima pioggia, le stesse buche riempite si riaprono, mettendo a rischio la sicurezza di automobilisti e pedoni. Così al Comune non resta che prescrivere alle ditte il ripristino del manto stradale a regole d’arte, spesso con la minaccia del blocco dei pagamenti o del ritiro delle concessioni delle società che effettuano gli scavi. Ma tutto questo ritarda poi la chiusura dei cantieri.

Buche a Roma, Raggi: interventi in via della Magliana

Alla base di questo deficit di controlli ci sono varie ragioni. Innanzitutto la competenza sul dossier è spezzettata, con il Comune che deve verificare lo stato dei lavori sulle vie principali e ad alto scorrimento, lasciando il resto ai Municipi. E parliamo di circa 4.700 chilometri di asfalto. Ma se le strade sono tante, il personale a disposizione è poco: soltanto il Comune avrebbe una quindicina di addetti per i controlli, mentre le ex circoscrizioni lamentano, oltre ai gap di organico, che non sempre hanno nei loro uffici le competenze adeguate per svolgere questa funzione. Se non bastasse, è difficile operare in una realtà come Roma che investe per la manutenzione ordinaria poco più di 20 milioni di euro all’anno e dove, per garantire in tempi stretti la riapertura delle strade, si “abusa” di asfalto a freddo, poco resistente alle intemperie meteorologiche, mentre la Sovrintendenza non permette di utilizzare sampietrini di “nuova generazione” (quelli Made in China con profili squadrati) per sostituire i vecchi. Che a loro volta devono essere restaurati, prima di essere rimontati.

“6 Underground”, l’action movie che evita Roma: troppe buche
 
Per limitare i danni, da qualche anno il Campidoglio si è affidato anche al sistema universitario. L’ultimo appalto di servizio, per esempio, è stato vinto dalla Sapienza. Ma anche su questo fronte si è potuto fare poco: i controlli dei tecnici dell’ateneo - che fanno campionamenti dell’asfalto posato a terra - sono in media circa 300 all’anno. Intanto le Assicurazioni di Roma, tra il 2016 e il 2018, hanno erogato 1,7 milioni di euro di rimborsi ad automobilisti e pedoni vittime di incidenti causati da buche e avvallamenti.
Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Dicembre 2019, 12:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA