Sparatoria Ardea, i sogni spezzati dei fratellini: «Mamma, torniamo a pranzo»

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di Camilla Mozzetti e Flaminia Savelli

«Mamma noi usciamo, andiamo al campetto a giocare, torniamo per pranzo». Daniel Fusinato, 10 anni, è sull’uscio di casa, tiene stretto il pallone e la mano del fratellino più piccolo, David, 5 anni appena. Sono da poco trascorse le dieci del mattino, i due fratellini aprono il cancello della villetta che mamma Carol e papà Domenico - costretto ai domiciliari - avevano acquistato solo qualche anno fa. Salgono in sella alla bicicletta e al monopattino e corrono con il vento già caldo di giugno che muove i loro capelli verso quella distesa verde un po’ incolta dove le reti delle porte da calcio sono sfilacciate e strappate in più punti. Ma a loro questo non interessa. La domenica mattina per i due bambini significava solo ridere e tirare calci a un pallone con gli amichetti che vivono nel consorzio. David e Daniel quell’erba ieri mattina l’hanno, però, calpestata per morire.

Strage di Ardea: Daniel Fusinato, il bimbo ucciso a 10 anni. Il sogno spezzato del portiere-talento dell'Ostiamare

 

IL DOLORE

Colpiti al petto e alla testa dalla follia omicida di Andrea Pignani, classe 1986, che ha puntato contro di loro una Beretta 7,65 e ha premuto il grilletto uccidendo poi anche un passante, Salvatore Ranieri, 74 anni. «Non si possono uccidere così dei bambini - sbotta tra le lacrime la nonna dei piccoli, Stella Di Gennaro - i miei nipoti erano degli angeli». Il più grande, Daniel aveva da poco concluso la quinta elementare. «Tutti nove e dieci in pagella - ricorda ancora la nonna - e qualche tempo fa aveva fatto un provino per la Lazio, eravamo in attesa della risposta. Lui ci sperava tanto perché il calcio era la sua passione più grande». Un portiere «con doti già da campione», ricordano alcuni amichetti che ieri mattina in via degli Astri avrebbero dovuto raggiungere i fratellini per giocare tutti insieme. «Erano due bambini meravigliosi - dice Chiara - sempre sorridenti, educatissimi, giocavano anche con i ragazzi più grandi perché gli piaceva fare gruppo, sempre con quel pallone in mano».

Daniel da quattro anni giocava con i “pulcini” dell’Ostiamare, una società sportiva di calcio molto conosciuta sul litorale romano. Venerdì sera era di fronte alla tv a tifare l’Italia nella prima partita degli Europei contro la Turchia.

I SOCCORSI

Sono morti forse senza rendersene conto «stringendo le mani del papà, le ambulanze ci hanno messo non meno di trenta minuti ad arrivare. Chissà se si sarebbero potuti salvare, ma sono morti così: incolpevoli e ancora troppo piccoli», ripete ancora la signora Di Girolamo che ieri, non appena appresa la tragedia, è tornata da Roma dov’è impiegata in una ditta che cura le pulizie dei mezzi dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico locale. David - o “Dedde” come lo chiamavano i genitori e il fratello maggiore - era la “mascotte” di casa «sempre attaccato al fratello non lo lasciava mai, era un mattacchione, sempre a fare gli scherzi e a emulare Daniel in ogni cosa che faceva».

David a settembre avrebbe iniziato la scuola elementare mentre il fratello le medie ad Ostia. «Solo sabato erano venuti a trovarci a Ostia e uscendo di casa si erano anche rigirati perché non avevano dato un bacio al nonno», conclude la signora Di Gennaro. Bambini con sogni da bambini: il calcio, la Roma e la Lazio, i videogame, la bicicletta e il monopattino su cui sfrecciavano dentro il consorzio senza paura. La famiglia si era trasferita in quest’angolo residenziale di Ardea da Ostia solo tre anni fa. «Mia figlia Carol era contenta perché i bambini erano al sicuro, mi diceva sempre “qui possono uscire liberi, sono protetti”, ecco invece come è finita», conclude la nonna.
 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Giugno 2021, 08:49
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