Roma, netturbini che giocano a briscola in servizio e medici "spariti" per 5 giorni: ecco i furbetti che truffano le aziende

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di Camilla Mozzetti

Più grande è l'azienda, più grande è l'ente, più grande è l'ospedale o l'Asl e più facile diventa trasformarsi in fantasmi. Dipendenti e impiegati che per anni - le inchieste giudiziarie lo hanno dimostrato - durante l'orario di lavoro facevano altro. Il badge lasciato al collega che lo timbrava e loro che non erano in servizio, che andavano dal parrucchiere o dall'estetista, che andavano a fare la spesa o arrotondavano lo stipendio con visite private o consegnando dolci a domicilio magari per conto della sorella, titolare di una pasticceria. È successo anche di questo nel variegato e articolato mondo dell'assenteismo: un conducente del trasporto pubblico romano che si assentava dai turni in Atac per consegnare torte a domicilio in pieno lockdown. Quei dolci erano sfornati dalla sorella, che gestiva una pasticceria. Solo nel 2020 la municipalizzata del Comune mise alla porta otto dipendenti per «assenze ingiustificate» superiori ai cinque giorni. Assenteisti che invece di coprire i turni, impiegavano quel tempo per servizi privati e in media su un'azienda che conta più di 10 mila addetti è stato calcolato un allontanamento dal lavoro del 15 per cento. Poi c'è l'altra municipalizzata, più di una volta finita al centro di inchieste della Procura, anche per cosa si faceva dentro ai cimiteri capitolini, ma questa è un'altra storia.

Shopping invece di lavorare, 30 furbetti del cartellino scoperti all'Ente regionale


PARTITE A BRISCOLA
Lo scorso dicembre, video alla mano, in una delle rimesse di periferia - quella di via degli Alberini, zona Ponte Mammolo - tre dipendenti dell'Ama invece di montare su raccoglitori e squaletti rispondendo al piano straordinario di raccolta varato dal sindaco furono beccati in un'accesa partita a briscola. Una sotto categoria di assenteismo in realtà, perché loro erano in servizio ma non stavano affatto lavorando. Dai trasporti ai rifiuti, arrivando alla cura del verde: altro giro altra corsa. Nel 2019 il servizio giardini del Campidoglio finì al centro di un'inchiesta della Procura su 30 dipendenti che passavano il badge ma non si recavano a lavoro nei parchi e nelle ville di Roma, dove l'incuria era ben visibile. C'è poi il comparto scolastico dove pure si è ipotizzato un alto tasso di assenteismo a tal punto che dal Comune aumentarono le visite fiscali considerata proprio l'alta percentuale di educatrici che risultavano malate. Di assenteisti, finiti poi a processo, se ne trovano anche nella Regione Lazio.

Nello specifico alcuni dipendenti dell'ufficio agricoltura con sede a Frosinone sono stati accusati di firmare il cartellino senza entrare in servizio. Era il 2016 quando scattò una segnalazione interna che portò la guardia di finanza ad istallare videocamere esterne ed interne. Degli otto indagati sono finiti a processo quattro dipendenti. Nel novero ci rientra anche la Sanità. È il 2019 quando a Montesacro scatta l'inchiesta che vede coinvolti 22 tra infermieri e medici dell'Asl accusati di timbrare il badge per andare però in palestra o a prendere i figli a scuola. Ad un radiologo fu contestata una fuga di cinque giorni in un mese mentre un'altra dipendente fu accusata, in base a quanto raccolse l'accusa sulla scia delle immagini di videosorveglianza di timbrare il badge al posto di altri colleghi. Da ultimo lo scorso maggio la maxi inchiesta della Procura con il pm Alessandra Fini che ha indagato 89 dipendenti o ex dipendenti andati in pensione degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri accusati di andare a fare shopping, riparare l'auto dal meccanico, una gita al mare e di spalleggiarsi tra loro per timbrare il cartellino al posto del collega, mentre i pazienti oncologici aspettavano di essere visitati.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Dicembre 2022, 09:43
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