Roma come uno zoo: dopo i cinghiali boom di serpenti, volpi, gabbiani e topi. L’esperto: «Troppi rifiuti e cittadini che li nutrono»

Animali selvatici si aggirano lungo le strade e nei giardini delle abitazioni: residenti preoccupati

Roma come uno zoo: dopo i cinghiali boom di serpenti, volpi, gabbiani e topi. L’esperto: «Troppi rifiuti e cittadini che li nutrono»

di Alessia Perreca

Incontri ravvicinati con serpenti e volpi. No, non siamo all’interno del Bioparco, ma lungo le strade della Capitale dove accade frequentemente di trovarsi faccia a faccia con rettili e altri animali selvatici. L’ultimo caso, due giorni fa, in via di Vallombrosa, una signora ha trovato un serpente (una biscia d’acqua, ndr) nel giardino della sua abitazione. Con lei c’erano anche due bambini. È andata fortunatamente bene perché il rettile non è velenoso e si è dileguato verso altre aree verdi. Il terrore negli occhi anche per gli abitanti del Tufello che hanno dovuto fare i conti - per diverse settimane - con una vipera avvistata e poi catturata in una scuola grazie alla prontezza di un giovane studente. A Roma sono arrivate pure le volpi, “salvate” dalla bontà ed anche dalla avventatezza degli automobilisti.  Un boom di animali selvatici ora diventati i “padroni” indiscussi delle strade, liberi di galoppare alla ricerca di cibo e seminando ulteriori cumuli di spazzatura, pericolo e paura tra gli abitanti. 

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LE INVASIONI

Ai Castelli Romani, dall’estate scorsa e fino ai primi mesi autunnali, sono tornati i lupi. Interi branchi sono stati segnalati nella zona montagnosa dei Pratoni. I predatori spinti dalla ricerca di cibo attaccano i cinghiali. Fra entrambe le specie selvatiche, la lotta per la sopravvivenza ha stroncato la vita a numerose galline, pecore e capre oltre al timore di assalti all’interno dei campi di allevamenti nelle campagne. L’era dei cinghiali non è ( ancora) terminata ed è a tutti gli effetti ancora una grande emergenza. Gli ungulati hanno preso piede nelle strade centrali, nella periferia e alle porte della Capitale. Il piatto è ben servito: dai gabbiani, alle cornacchie attorno ai cassonetti diventano un boccone ghiotto per i cinghiali. Non solo loro. Decine di topi che corrono di notte, ma anche di giorno tra il via vai degli abitanti costretti a fuggire per non correre il rischio di essere morsi. Come è accaduto alla Stazione Termine dove un ratto - deceduto - trascinato via da un gabbiano tra le urla dei passanti. E ancora: la tartaruga azzannatrice, tre casi tra Roma e Morlupo. Considerate pericolose per l’uomo poiché carnivore. Il loro morso - potente - può comportare il rischio di amputazione delle dita. Ci sono anche segnalazioni di civette, pappagalli e nutrie. La sensazione è che i piani di contenimento non siano più sufficienti e diverse colonie giungono in città per la ricerca di cibo. Una Capitale sempre più sommersa dai rifiuti mentre cresce la rabbia degli abitanti per i numerosi disagi e rischi. 

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Cosa sta accadendo a Roma e come è possibile prevenire il fenomeno? Il Messaggero l’ha chiesto all’esperto zoofilo, Andrea Lunerti.

«Gli animali selvatici si sono avvicinati sempre più alle città e nei centri urbani - spiega l’esperto - perché sono luoghi caldi e ricchi di risorse alimentari prodotte in questo caso dai rifiuti, mal gestiti». «Si crea -  sottolinea - un circuito: arrivano prima le prede e poi vengono raggiunte dai predatori.

Come ad esempio nel caso dei lupi, avvistati ai Castelli e a Prima Porta».

Le cause: «La motivazione - afferma Lunerti - per cui sono vicini a noi ( e stiamo facendo in modo che arrivino fin qui, ndr) è legata al lungo periodo del lockdown dovuto al Covid 19: un momento in cui le attività umane ed antropiche si sono fermate. C’è stato un grande silenzio ed assenza dell’uomo che ha comportato ovviamente il ravvicinare di tutta una serie di animali che - a loro volta - hanno scoperto questa grande risorsa: la città». «C’è anche da una nota da fare - puntualizza Lunerti - l’aumento di una tendenza animalista: persone che seppur non abbiano ruoli nel controllo della biodiversità intervengono foraggiando le stesse specie. Si tratta di un problema che va affrontato e risolto. Da chi nutre i gabbiani a chi offre montagne di pane ai piccioni, fino a coloro che si sentono in dovere di provvedere al loro pasto. Questo atteggiamento può diventare una seria minaccia: gli animali selvatici acquisiscono una certa confidenza con l’uomo e di conseguenza manifestano comportamenti aggressivi come se facessero parte della loro colonia».

 

Un esempio: «Un cinghiale che viene nutrito occasionalmente quando poi “incontra” una signora che passeggia con la busta della spesa, ne percepisce l’odore del cibo e va a contrastare la situazione come se fosse una disputa tra membri della propria specie. Gli ungulati ci vedono competitori nel cibo. Gli animali non comprendono che queste risorse dipendono dall’uomo e vengono prodotte dallo stesso. Medesima situazione anche per i gabbiani».

Come prevenire il fenomeno? «Si può certamente prevenire grazie alla buona volontà di tutti. Quando le risorse alimentari diventano difficili da raggiungere per gli animali e le strutture antropiche vengono costruite a misura è possibile contenere l’emergenza ed avere meno problematiche legate alla sicurezza. Sono necessari alcuni accorgimenti ( alcuni già in essere, ndr) per cercare di ostacolare il passaggio degli animali selvatici nelle strade». «E - conclude Andrea Lunerti - credo sia fondamentale anche una importante formazione nei confronti dei giovani. Il mio impegno costante è proprio quello di formare ed informare le nuove generazioni. Solo così si potrà piano piano tornare ad una situazione vivibile e di armonia con gli animali».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Giugno 2023, 17:05
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