Patenti facili a Roma, truffa con auricolari e suggeritori: sotto accusa titolari, dipendenti e clienti delle autoscuole

Ci sono 54 indagati. In 10 hanno chiesto il rito alternativo mentre gli altri sono stati rinviati a giudizio

Patenti facili, truffa con auricolari e suggeritori: sotto accusa titolari, dipendenti e clienti delle autoscuole

di Michela Allegri

Telecamere nascoste nei vestiti, microfoni, auricolari senza fili e un risultato praticamente garantito: superare senza difficoltà l’esame teorico della patente, grazie a un esercito di suggeritori collegati in diretta. Un servizio illegale fornito ai clienti in cerca di una scorciatoia da diverse autoscuole, ad un prezzo tra i 2.000 e i 3.500 euro, a seconda delle attrezzature utilizzate. Un escamotage che ha fatto finire nei guai 54 persone, tra titolari, dipendenti e clienti delle autoscuole coinvolte. In molti sono già finiti sul banco degli imputati, mentre una decina ha optato per un rito alternativo, sul quale il giudice si pronuncerà in ottobre. Dalle indagini è emerso anche un giro di marche da bollo rubate, sottratte da un dipendente della Motorizzazione di Roma, acquistate da un intermediario che si occupava di ripulirle e poi cedute alle varie autoscuole. Le accuse contestate dalla Procura vanno dall’associazione a delinquere alla truffa, passando per il falso, le intercettazioni abusive e la ricettazione.

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I FATTI

I fatti risalgono al 2017 e al 2018. Tra i componenti dell’associazione a delinquere, secondo l’accusa, ci sono Andreas Esposito, Vincenzo Concilio, Samantha Setaro, Maria Grazia Petrone, Marco Autiero, titolari dell’“Autoscuola Esposito 2”: avrebbero «vestito i candidati» e organizzato le postazioni dei suggeritori, attrezzando i locali con apparecchiature audio e video collegate a quelle date in dotazione ai clienti. Sotto accusa anche Giovanni Pesare - dell’autoscuola “Consorzio Cisa”, assistito dagli avvocati Fabio e Leonardo Rocco - e Silvia Finocchio. Nel capo di imputazione si legge che avrebbero «procacciato clienti» accompagnandoli in macchina presso le sedi di esame della Motorizzazione, in via Salaria e via Laurentina.

Avrebbero anche detenuto e usato marche da bollo contraffatte, che un intermediario avrebbe asportato da vecchie pratiche, ripulendole e rendendole nuovamente - e illegalmente - utilizzabili. Ad installare le apparecchiature in dotazione, e a fornirle a diversi candidati, sarebbe stato anche Sebastiano Rainone - lo difende l’avvocato Remo Pannain -, mentre Biagio Brandiferri - difeso dall’avvocato Stefano Valenza - avrebbe messo a disposizione casa sua per «consentire la sistemazione dell’attrezzatura», si legge nel capo di imputazione. Pure Alberto Meoni, titolare di un’autoscuola assistito dall’avvocato Domenico Naccari, avrebbe «consentito ai sodali la vestizione dei candidati con le attrezzature tecnologiche», e la stessa cosa avrebbe fatto la titolare di un’autoscuola a Santa Marinella.

L’IMBROGLIO

L’escamotage utilizzato è descritto nei dettagli nel capo di imputazione. Il candidato arrivava nella sede della Motorizzazione civile munito di videocamera e auricolare senza fili, attrezzatura che era stata «opportunamente occultata sul proprio corpo - è scritto negli atti - così da consentire la lettura all’esterno delle domande di esame visualizzate sul monitor e fornire le risposte esatte». In questo modo, gli imputati, sarebbero riusciti a ingannare i funzionari, inducendoli a rilasciare un verbale informatico dell’esame con esito positivo. Non è successo in tutti i casi: alcuni candidati - soprattutto quelli stranieri - sono riusciti a sbagliare le risposte nonostante i suggerimenti. L’accusa è anche quella di essersi impossessati in modo «fraudolento» di immagini e contenuti trasmessi a distanza dalla banca dati del ministero dei Trasporti sui monitor della sala di esame.
Poi c’è la questione delle marche da bollo. Sotto accusa c’è un dipendente della Motorizzazione civile di Roma nord, che si sarebbe appropriato di numerosi certificati medici custoditi all’interno dell’archivio e depositati a corredo delle pratiche: ne aveva con sé 114 quando è stato perquisito dagli inquirenti fuori dall’ufficio.
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 29 Aprile 2023, 06:06
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